Prosegue il confronto tra il ministro del Lavoro Andrea Orlando e il ministro dell’Economia Daniele Franco per mettere a punto la bozza di riforma degli ammortizzatori sociali. Dal 1° gennaio 2022 – come già anticipato dalla redazione di Tuttolavoro24.it – il Governo vorrebbe estendere la possibilità di ricorrere alla cassa integrazione ordinaria e straordinaria anche alle piccole imprese con meno di 15 dipendenti attraverso una specifica contribuzione.
Il Sole 24 Ore in edicola oggi riporta i cambiamenti che la riforma degli ammortizzatori sociali apporterebbe alle tutele dei lavoratori:
“La bozza del ministero del Lavoro prevede che, per le imprese che occupano fino a 15 dipendenti, i trattamenti di assegno ordinario e di integrazione salariale straordinaria non possono superare la durata massima complessiva di 12 mesi in un quinquennio mobile. […] Viene confermato che il trattamento ordinario e quello straordinario di integrazione salariale non possono superare la durata massima complessiva di 24 mesi in un quinquennio mobile, mentre per le imprese industriali e artigiane dell’edilizia e affini, il trattamento ordinario e quello straordinario non possono superare i 30 mesi in un quinquennio mobile. L’altra novità, la disciplina delle integrazioni salariali ordinarie e i relativi obblighi contributivi, secondo la bozza di riforma, si applicano anche alle imprese della grande distribuzione organizzata che abbiano occupato mediamente più di 50 dipendenti (inclusi gli apprendisti e i lavoratori a domicilio)”.
Obiettivo della riforma è quello di introdurre un nuovo sistema di ammortizzatori che possano fare da cuscinetto per evitare che le conseguenze della crisi economica scaturita dalla pandemia gravino ancora di più sui lavoratori. Il problema principale, tuttavia, rimane quello di trovare risorse necessarie per finanziare l’ampliamento delle nuove tutele. Ma l’unico modo – come sottolinea il quotidiano economico e finanziario – è quello di “far pagare la contribuzione a chi finora ha potuto contare sulla copertura da parte della fiscalità generale“. Ancora da definire sono le aliquote di contribuzione da parte delle aziende in base alle caratteristiche dimensionali e all’uso che, in via prospettica, farebbero della cassa integrazione e l’eventuale contribuzione a carico dei dei lavoratori, attualmente ad esempio contribuiscono solo i lavoratori di commercio e artigianato che prendono l’assegno ordinario, mentre dell’industria no.
Assai possibile, ed è stato questo l’argomento di confronto tra i ministeri dell’Economia e Lavoro degli scorsi giorni, che nella fase di startup del nuovo sistema si attinga da un fondo di circa 10 miliardi a carico del bilancio statale.
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