Istruzione. Cisl Scuola: “Conversione in legge del decreto sostegni bis, troppe soluzioni limitate e parziali”

Con voto di fiducia su un maxi emendamento la Camera ha approvato in sede di conversione il decreto legge “sostegni bis” apportando al testo numerose modifiche che tuttavia soddisfano solo parzialmente le richieste sostenute dalla CISL Scuola. Dopo una lunga fase di confronto con le forze politiche, alle quali sono state presentate indicazioni e proposte utili a risolvere nell’immediato e in prospettiva annose criticità in materia di reclutamento del personale docente, quella che si profila è l’ennesima occasione persa non solo per decine di migliaia di lavoratori, ma per il sistema scolastico, condannato a sopportare le conseguenze che l’elevato ricorso al lavoro precario produce in termini di organizzazione e gestione delle attività, compromettendo alla radice la possibilità di garantire la continuità didattica. La ragione per cui molti problemi continueranno a rimanere irrisolti è l’ostinazione, tutta ideologica, con cui viene riproposto un modello concorsuale che ha mostrato ripetutamente i suoi limiti e che rischia di rivelarsi sempre più difficilmente governabile dalla stessa Amministrazione, chiamata a far fronte all’ennesimo concorso straordinario (il terzo in tre anni), mentre attendono di ripartire i due concorsi ordinari sospesi per la pandemia.
Bene invece la cancellazione di una vera e propria iniquità, perché tale era il divieto di partecipare al successivo concorso in caso di esito negativo di quello precedente; bene anche la previsione di assumere con contratti a tempo determinato, e possibilità di successiva conferma in ruolo, gli aspiranti inclusi nella I fascia delle GPS (a prescindere dal servizio, come da noi richiesto, per chi ha la specializzazione per il sostegno), ma si tratta di una soluzione limitata e parziale, insufficiente rispetto alla necessità di coprire un numero elevatissimo di posti vacanti. Non è stata infatti accolta la richiesta di estendere tale possibilità agli aspiranti inclusi nella II fascia, vincolandoli a interventi di formazione obbligatoria nel corso dell’anno di prova. Una soluzione che avrebbe anche potuto rappresentare un test significativo rispetto a un modello di reclutamento a regime che affidi alla formazione e alla verifica “sul campo” la necessaria selezione, anziché all’episodicità di test e singole prove.
Hanno prevalso ancora una volta approcci di tipo ideologico, sullo sfondo di una evidente difficoltà a trovare punti di mediazione tra le forze politiche che sostengono l’attuale Governo, spesso con divisioni anche all’interno di ciascuna di esse.
Difficile immaginare, anche per la ristrettezza dei tempi a disposizione, che il Senato possa migliorare un testo che lascia ampiamente deluse le attese. A settembre saranno purtroppo i numeri a dimostrare con tutta evidenza che il sentiero da percorrere dev’essere un altro: per questo è indispensabile che si aprano quanto prima, sul reclutamento e su altri nodi irrisolti come le abilitazioni e i vincoli alla mobilità del personale docente e dirigente, i tavoli previsti dal Patto per la scuola al centro del Paese, e che in quell’ambito si sviluppi una discussione attenta al merito delle questioni, alla qualità delle proposte, evitando che i problemi della scuola siano ridotti a pretesto per inutili e dannosi sfoggi di protagonismo politico.

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Fonte: cisl.it