Allarme sbarchi, Il Giornale: per gestirlo arriva il ‘reddito di immigrazione’, ecco cosa prevede

Gli sbarchi in Sicilia degli ultimi giorni destano allarme perchè rappresentano solo una ‘tappa’ della lunga migrazione clandestina che viene dall’Africa durante l’estate, ma anche perchè ci sono forti rischi di diffusione del contagio da Covid 19 e varianti.

Per gestire l’ingresso e la permanenza degli immigrati in Italia il Governo ha già realizzato un programma di attività che impegna in totale 44 milioni di euro.

Come saranno ‘spese’ queste risorse lo spiega il quotidiano Il Giornale in edicola oggi che annuncia, nei fatti, l’introduzione di una sorta di reddito di immigrazione, inteso come il complesso delle tutele che saranno offerte agli immigrati:

“per l’attivazione di questi programmi, messi a punto in quest’ultima settimana, sono stati spesi in totale 44 milioni di euro. Somma la cui cifra più sconcertante è di 22,5 milioni per aumentare di 857 posti i servizi di accoglienza integrata Sai. Vale a dire che conti alla mano l’impegno finanziario per ogni immigrato accolto è di poco più di 26 mila euro (26.288 per l’esattezza) per circa 6 mesi di progetti. Tanto varrebbe trovare a costui un lavoro e retribuirlo per quel che produce, sostenendolo con uno stipendio: una sorta di reddito di immigrazione. Questi soldi vengono impegnati anche per quegli immigrati che dopo il colloquio – e i dati annoverati negli anni lo danno per certo – diventeranno clandestini perchè senza requisiti per ottenere il permesso di soggiorno. Non bisogna dimenticare infatti che a questa entità appartengono circa il 60 per cento dei proponenti domanda di asilo e protezione internazionale”.

Insomma, spiega il quotidiano milanese, il Governo ha destinato ingenti risorse per l’immigrazione con lo scopo di prestare assistenza e favorire l’accoglienza, ma si tratta di risorse che per un buon 60% non porteranno a favorire l’integrazione dei migranti perchè, ancora una volta, non avranno i requisiti per ottenere il permesso di soggiorno in Italia, a partire da un contratto di lavoro. E ciò, va detto, è ancor più amplificato dalla situazione economica ed occupazione condizionata dalla pandemia, che al momento non offre prospettive positive.

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