In questi giorni sta facendo molto discutere la proposta di Confindustria di introdurre l’obbligo vaccinale per chi lavora. Tuttavia, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, il Presidente degli industriali Carlo Bonomi ha fatto chiarezza sulle dichiarazioni rilasciate nelle giornate precedenti e le notizie filtrate attraverso gli organi di stampa, che hanno fatto storcere il naso al ministro del Lavoro e ai sindacati.
Alla domanda diretta su quali siano le proposte di Confindustria riguardo alla possibilità di imporre l’obbligo di vaccinazione per i lavoratori, Bonomi ha risposto:
“Nel quadro di regole attuale, dunque con piena tutela della privacy e della libertà di scelta dei singoli, l’uso del green pass prevede tre criteri: il vaccino, l’immunità per aver contratto il Covid o il tampone. Mai chiesto di rendere il vaccino obbligatorio per accedere al luogo di lavoro. E mai parlato di applicazione unilaterale. Ho sentito troppi commenti a caldo, fatti senza aver letto cosa in realtà avevamo detto esattamente. C’è stata una strumentalizzazione da parte di chi vuole rimettere in discussione i vaccini o magari vuole rivedere lo sblocco dei licenziamenti“.
E ancora, ecco la risposta alla domanda: “Esistono alcune opzioni: escludere le piccolissime imprese dal green pass, o far sì che il governo fornisca il tampone nelle aziende. Che soluzioni vede?“
“Draghi sentirà le parti e credo che ci sarà una convergenza. Fin dal primo lockdown, Confindustria ha sempre dato prova di essere attenta alla salute, siamo stati i primi a chiedere protocolli di sicurezza nelle aziende. Le soluzioni possibili sono tante“.
Bonomi – dunque – smentisce le voci circa la richiesta di Confindustria di portare tutti i lavoratori al vaccino per entrare in azienda e lavorare fianco a fianco con i colleghi vaccinati, rimarcando come tra le condizioni per ottenere il green pass non vi sia solamente la somministrazione di almeno una dose di vaccino, ma anche la guarigione dal Covid e il tampone di esito negativo, per cui il Governo potrebbe anche lavorare su soluzioni alternative per garantire la sicurezza di lavoratori e clienti senza necessariamente imporre dall’alto una scelta che andrebbe a minare la libertà di scelta del singolo individuo.
Inoltre, un’altra considerazione importante che possiamo trarre dalle parole di Bonomi è che ogni scelta che verrà presa a riguardo sarà frutto di una convergenza tra le posizioni interne ai partiti che costituiscono la maggioranza governativa e in particolar modo quelle delle parti sociali: non a caso sottolinea “mai parlato di applicazione unilaterale”.
Ciò significa – come confermato anche dalle parole del ministro del Lavoro Andrea Orlando, il quale in merito all’obbligo vaccinale per i lavoratori ha escluso la possibilità di decisioni ”unilaterali” – che evidentemente si sta pensando a delle procedure che prevederanno il coinvolgimento delle parti sindacali nelle scelte riguardanti la salute e la libertà di chi lavora, una sorta di ‘assistenza al consenso’ che potrebbe tutelare il lavoratore anche da eventuali conseguenze sul piano organizzativo o disciplinare.
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