Lavoratori agricoli, aziende ‘presuntuose’ bloccano gli aumenti retributivi: ecco dove

Dai panifici la protesta sindacale si estende anche al settore agricolo. Succede in Romagna dove le organizzazioni sindacali del settore agricolo Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil hanno proclamato lo stato di agitazione per il rinnovo del contratto collettivo interprovinciale aziende agricole private e florovivaistiche di Forlì-Cesena e Rimini.

Mentre in altre province i rinnovi si vanno via via definendo (di recente – per parlare solo quelli del mese di luglio – Benevento, Asti, Pistoia, Siena, Alessandria, Ferrara, Vibo Valentia, ecc.) con aumenti in busta paga dall’1,6% al 2,1%, restano ancora delle provincie in cui i lavoratori sono privi di un adeguamento dei minimi contrattuali.

“Vogliamo portare a conoscenza dei circa 7000 braccianti agricoli occupati in aziende agricole delle province di Forlì-Cesena e Rimini, oltre a tutti i cittadini, – spiega una nota – della grave situazione della trattativa per il rinnovo del contratto provinciale delle aziende agricole private. Trattativa che vede impegnate le Organizzazioni sindacali Flai-Fai-Uila al tavolo con le tre organizzazioni professionali Confagricoltura, CIA e Coldiretti”.

“Il contratto interprovinciale, scaduto a dicembre 2019, dopo un anno e mezzo di difficile confronto non è stato ancora siglato per la posizione intransigente assunta dalle tre organizzazioni professionali su punti chiave del contratto come l’inquadramento dei lavoratori di prima assunzione per i quali si vorrebbe un salario irrisorio a vita, scrivono i sindacati che mettono in evidenza come nei mesi scorsi sia stato messo in campo il giusto impegno per arrivare a chiusura:

“Il sindacato ha cercato in tutte le maniere di arrivare al giusto compromesso dimostrando grande senso di responsabilità non solo verso le controparti ma anche nei confronti delle migliaia di aziende agricole. I lavoratori agricoli rappresentati dalle tre organizzazioni sindacali non ci stanno ad essere poco considerati nonostante in questo lungo periodo di pandemia abbiano sempre fatto il loro lavorando ininterrottamente alla produzione dei beni alimentari ed a trainare il settore”.

L’atteggiamento presuntuoso e irresponsabile delle controparti – conclude la nota – porta al non rinnovo del contratto nonostante in molte province questo risultato sia stato già raggiunto. I braccianti agricoli occupati nei campi, nel settore zootecnico avicolo, nelle serre, nei vivai, nei macelli privati e magazzini ortofrutticoli, nelle fungaie, negli agriturismi e in tanti altri comparti con questa situazione non avranno il giusto rinnovo del contratto. Tale atteggiamento delle organizzazioni datoriali provoca inevitabilmente la proclamazione dello stato di agitazione con l’attivazione di tutte le iniziative necessarie a sostegno della vertenza”.

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