A distanza di poche settimane dall’inizio della stagione estiva dove il problema stava nella ricerca di personale stagionale da inserire nelle imprese del turismo, il fenomeno si ripete ed anche la filiera agricola sconta le stesse carenze di manodopera nel periodo clou della sua produzione: la seconda parte dell’estate.
Succede in particolar modo nel sud Italia, dove è massiccia la presenza di coltivazioni, soprattutto di pomodori e altri vegetali, e di siti industriali per la trasformazione dei prodotti agricoli in conserve.
A metterlo in luce è Il Sole 24 Ore in edicola oggi sulle cui colonne si legge:
“La campagna del pomodoro quest’anno è andata a regime in anticipo (prima le gelate e poi il caldo intenso hanno comportato la contemporanea maturazione nelle aree precoci del casertano e in quelle solitamente tardive del foggiano) e ora si scontra con una forte carenza di manodopera. In parte nei campi, ma soprattutto nel settore dell’autotrasporto e nell’industria di trasformazione, la ricerca disperata di personale, con e senza specializzazioni, troppo spesso rivelatasi infruttuosa, sta caratterizzando la campagna 2021”.
Si parla, secondo quanto si legge sul quotidiano economico di un fabbisogno di personale stagionale tra il 25 e il 30%. Il dato allarmante è che alla “chiamata stagionale” delle imprese non avrebbero risposto quei lavoratori che hanno la priorità ad essere inseriti per le lavorazioni stagionali.
Ecco perchè le imprese sono portate a pensare – anche qui – che il disincentivo stia nei sussidi che i lavoratori percepiscono in questo periodo.
“I motivi dell’indisponibilità di braccia da lavoro? – conclude ‘Il Sole’ – Nessuno lo dice chiaramente ma tutti lo lasciano intendere: il lavoro stagionale nei campi assolati, sui camion o nelle fabbriche, non può competere con il reddito di cittadinanza che ha offerto un’alternativa molto interessante a un lavoro duro e talvolta sottopagato”.
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