Il dibattito politico riguardante il Reddito di Cittadinanza ha infiammato le discussioni interne alla maggioranza e l’opinione pubblica negli ultimi mesi. Dopo la proposta di Renzi di far decidere il destino dell’RdC agli italiani attraverso un referendum e quelle di Salvini e Meloni di cancellare la misura, il Governo sembrerebbe attualmente orientato verso la posizione del Movimento 5 Stelle e del Pd, aperti a profonde modifiche del Reddito, ma non alla sua abolizione.
Questo orientamento pare confermato dalle dichiarazioni del premier Mario Draghi di inizio agosto, quando aveva affermato di condividere il concetto che sta alla base di tale forma di sostegno ai nuclei familiari in difficoltà. Entro la fine di settembre il Comitato tecnico-scientifico istituito a marzo dal ministro del Lavoro Andrea Orlando dovrebbe produrre un rapporto contenente le proposte di modifica della misura, mentre le decisioni definitive sono rimandate alla legge di bilancio di ottobre.
Il primo cambiamento rilevante che dovrebbe essere introdotto grazie alle modifiche al Reddito di Cittadinanza, destinato ad ampliare notevolmente la platea dei beneficiari, riguarda i criteri di accesso degli stranieri alla misura. Attualmente, le norme prevedono il possesso di un permesso per soggiornanti di lungo periodo e una residenza in Italia da almeno dieci anni. Il Comitato che sta lavorando alle modifiche starebbe valutando la possibilità di dimezzare, o addirittura ridurre a due anni, la soglia di residenza: ciò significa che ai cittadini stranieri basterà essere residenti in Italia da cinque o da due anni (la decisione definitiva arriverà nelle prossime settimane) per avere diritto a richiedere il Reddito di Cittadinanza. In questo modo, la platea di beneficiari si allargherebbe anche a quegli extra-comunitari che pagano tasse e contributi in Italia e che vivono in condizioni di povertà – fino ad ora dimenticati da questa fondamentale forma di sostegno al reddito – a patto che siano in grado di dimostrare di risiedere regolarmente nel Paese.
La sociologa Chiara Saraceno, presidente del Comitato tecnico-scientifico per la valutazione del reddito di cittadinanza – voluta dal Ministro del Lavoro Orlando, ha confermato che il Comitato starebbe lavorando ad una soluzione per ampliare la platea di beneficiari del Reddito anche alle famiglie – spesso numerose – con figli minorenni. La misura – infatti – fino ad oggi ha sempre puntato al sostegno dei piccoli nuclei familiari in difficoltà formati da adulti, andando a discriminare quelle famiglie numerose composte da molti figli minorenni, dove invece è concentrato il più alto tasso di povertà.
L’altra grande sfida del Comitato tecnico-scientifico per la valutazione del reddito di cittadinanza è quella di riuscire ad accompagnare i beneficiari della misura nel reinserimento nel mondo del lavoro: il famoso deficit sulle politiche attive che sconta il Rdc e di cui si dibatte quasi quotidianamente.
Il Reddito, infatti, non è semplicemente una misura di contrasto alla povertà e alle disuguaglianze, ma dovrebbe anche avere l’obiettivo di aiutare i beneficiari ad inserirsi attivamente nel mondo del lavoro. Solo un terzo di questi, però, riesce a trovare un impiego. Ciò è dovuto in parte alla scarsa efficienza dei centri dell’impiego, ma anche alla poca occupabilità dei candidati, molti dei quali non sono in possesso del diploma di scuola superiore o addirittura della terza media. Per rendere i beneficiari più occupabili – dunque – si sta valutando l’ipotesi di prevedere corsi d’istruzione più flessibili, slegati all’anno scolastico.
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