Dopo l’inchiesta in Basilicata denunciata nei giorni scorsi dalla Flai-Cgil, il sindacato ‘torna in strada’ e mette in luce un’altra raccapricciante storia di discriminazioni e abusi. Vittime stavolta i braccianti che lavorano in Piemonte.
“Caporalato e razzismo stavolta bussano al cuore del Nord-Italia – si legge su Luce – e lo fanno proponendo dei ‘contratti’ che cambiano i loro termini in base alla provenienza o, nell’immaginario di coloro che li propongono, alla ‘razza’ del lavoratore. A denunciare questo “contratto della vergogna” è la Federazione Lavoratori dell’agroindustria Cgil, che – attraversando in pulmino bianco le campagne piemontesi per ascoltare i raccoglitori – ha raccolto la testimonianza di un lavoratore proveniente dal centro Africa. “Mi pagavano sei euro l’ora perché sono nero. Ai bianchi che lavoravano con me, italiani o stranieri non importa, ne davano sette. Così me ne sono andato”, ha dichiarato il 31 agosto l’uomo ai sindacalisti di Pinerolo, aggiungendo di aver trovato lavoro da un altro produttore, dove, invece “mi trattano bene”
Una denuncia, quella della Flai-Cgil piemontese che è andata a finire anche su quotidiani nazionali come La Stampa, che ha raccolto anche le dichiarazioni di Andrea Ferrato, responsabile della Camera del lavoro di Pinerolo:
“Le vittime sono sempre i più deboli un tempo erano i giovani, gli studenti a raccogliere la frutta, oggi sono tanti migranti che si spostano dal Nord al Sud e viceversa: oggi le mele e fra un poco saranno in Sicilia per le arance”.
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