Scuola, docenti in classe dal 13 settembre ma è incertezza per precari e supplenti

Si avvicina il 13 settembre, data prevista per il rientro a scuola nella maggior parte delle regioni italiane – in altre l’inizio è fissato per il 16 settembre – e il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha ribadito in un’audizione al Senato e alla Camera che per queste date tutti i docenti saranno al loro posto nelle cattedre italiane.

Il noto giornale online Tgcom24 ha riportato le parole del ministro Bianchi quando infatti affermato che “partiremo il 13 settembre avendo tutti i docenti al loro posto rispetto alle 112mila cattedre vuote e vacanti: avremo 58.735 mila posizioni a ruolo e 113.544 mila incarichi annuali assegnati”.

Tuttavia, questa affermazione tiene conto solo in parte dei migliaia di precari in tutta Italia, sia per le normali classi di concorso che per il sostegno, che navigano ancora nell’incertezza dopo il caos per le nomine da GPS (le graduatorie provinciali per le supplenze). Molti precari, infatti, hanno evidenziato i problemi tecnici dell’algoritmo utilizzato per assegnare le supplenze fino al 30 giugno o al 31 agosto essendosi verificati disguidi ed incongruenze nelle nomine delle graduatorie, ad esempio preferenze di sede non rispettate, superamento di un docente da parte di un altro seppur in un “gradino” più basso delle graduatorie o ancora sono state attribuite più posizioni rispetto a quelli che effettivamente erano i posti disponibili.

Sebbene il problema tecnico sembri essere stato risolto, sarà comunque molto difficile assegnare tutte le supplenze entro il 13 settembre e quindi molte cattedre a inizio anno resteranno vuote.

Ancora più drammatica è la situazione per gli insegnanti di sostegno. Già il personale specializzato è poco (120 mila su 180 mila posti), ma non si è nemmeno iniziato a nominare i precari non specializzati per coprire questi vuoti.

Tutto questo ha come conseguenza che, ancora una volta, i precari italiani da nord a sud sono lasciati nell’incertezza lavorativa con gravi conseguenze economiche non potendo, per l’appunto, contare su un’entrata mensile fissa perlomeno per i nove mesi di supplenza scolastica.

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