Si complica la posizione dei braccianti agricoli stranieri in Italia. Le cronache che li vedono sempre più protagonisti in ‘negativo’ di vicende legate al lavoro nero e al caporalato si infittiscono quando, in alcune realtà locali, oltre alla presenza di lavoratori dei campi non denunciati alle autorità si presentano una serie di furti ad abitazioni private. Fino al punto che i primi sospetti cadono proprio su chi vive al di fuori della legalità.
Lo mette in risalto il portale Trevisotoday.it a proposito di una serie di furti a raffica che venerdì scorso, 10 settembre, hanno visto quattro abitazioni svaligiate che hanno spinto la sindaca di Codogné Lisa Tommasella e la polizia locale a mettere nel mirino proprio i braccianti agricoli stranieri.
Braccianti che continuano ad essere sconosciuti alle autorità comunali per via delle resistenze mostrate da numerose aziende locali. A raccontare la vicenda la sindaca che spiega:
«Il Comune, memore di quanto avvenuto negli anni scorsi durante il periodo invernale aveva chiesto alle cooperative che assumono braccianti di fornire nomi e luogo di alloggio dei lavoratori. Sono delle “scatole cinesi”, ci sono realtà economiche ma anche dei “referenti” che operano sul territorio e ho chiesto di avere copia di carte d’identità o passaporto di chi viene ospitato, ma solamente una cooperativa mi ha risposto. Adesso con la polizia locale passeremo tutti gli appartamenti che vengono dato in locazione e domanderemo i documenti. Abbiamo allertato i carabinieri».
L’amministrazione comunale è decisa ad andare a fondo e a far sì che le indagini si concentrino verso una comunità in particolare, quella composta dai braccianti agricoli di ”nazionalità macedone”, si legge su Trevisotoday.it
«Adesso avvieremo la schedatura – avverte la sindaca – , farò un incontro con le cooperative perché devono dare spiegazioni non chiederemo l’esercito alla Prefettura, ma non vogliamo si verifichi una “mattanza di furti” come accaduto nel 2019».