La sicurezza nei luoghi di lavoro dovrebbe essere considerata come un elemento da garantire obbligatoriamente e al cento per cento a tutti i dipendenti e lavoratori di un’azienda. Purtroppo non sempre è così.
A dimostrarlo sono i dati raccolti dall’Osservatorio Sicurezza sul lavoro Vega Engineering di Mestre sulle morti nei luoghi di lavoro. Secondo le indagini statistiche condotte da questo ente, i morti sul lavoro continuano ad aumentare: solo a luglio le vittime registrate sono state 139, 677 da inizio anno di cui 543 proprio sul luogo di lavoro e 134 nel tragitto casa/lavoro. Un numero altissimo se pensiamo che il fattore sicurezza dovrebbe stare ai primi posti nelle priorità di un’impresa.
Curiosa è la mappatura che l’Osservatorio offre per determinare quali sono le zone con maggiori morti: riprendendo l’esempio del Covid e della sua suddivisione in zone colorate dell’Italia, anche l’Osservatorio stesso si rifà alle zone bianche, gialle, arancioni e rosse per, appunto, evidenziare i livelli di sicurezza determinati dall’incidenza dei morti sul lavoro.
Si evince che le regioni in fascia rossa, quindi dove la pericolosità e il rischio sono maggiori sono Puglia, Campania, Trentino Alto Adige, Basilicata, Umbria, Molise e Abruzzo. Di poco migliore la situazione di Piemonte, Marche e Friuli Venezia Giulia che si trovano in fascia arancione, quindi a rischio medio di incidenti. In zona gialla troviamo poi Lazio, Valle d’Aosta, Calabria, Emilia Romagna, Sicilia, Veneto e Liguria. Decisamente migliore invece è la situazione in Toscana, Lombardia e Sardegna che sono in zona bianca.
I settori nei quali si riscontrano il maggior numero di vittime sui luoghi di lavoro sono:
È emerso che sono maggiormente colpite le persone appartenenti alla fascia d’età tra i 45 e i 64 anni (387 su 543). Su questo 543, 50 sono donne mentre tutto il resto è composto da uomini.
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