Con il DPCM del 23 settembre è stato stabilito che a far data dal 15 ottobre prossimo la modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa nelle Amministrazioni Pubbliche di cui all’art. 1 – comma 2 – del DLgs n. 165/2001 è quella in presenza.
E’ appena il caso di ricordare che, al fine di fronteggiare l’emergenza pandemica, il DL 18/2020 all’art. 87 aveva introdotto lo smart working come modalità ordinaria di prestazione lavorativa nella PA stabilendo nel contempo al comma 1 dello stesso articolo la possibilità della sua cessazione in data antecedente alla fine dello stato di emergenza con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri adottato su proposta del Ministro della Funzione Pubblica.
La motivazione che sottende a questo provvedimento risiede, secondo quanto dichiarato dallo stesso Ministro della Funzione Pubblica, nella necessità di consentire alle amministrazioni di operare al massimo delle proprie capacità per sostenere cittadini ed imprese nella ripresa delle attività produttive e di quelle connesse all’attuazione del PNRR.
Nel decreto si precisa, inoltre, che l’estensione ai lavoratori pubblici dell’obbligo di possedere ed esibire la certificazione verde COVID-19 (Green Pass) rende possibile il rientro in sicurezza sui posti di lavoro fornendo anche i dati statistici dell’ufficio del Commissario straordinario che stimano sui circa 3,2 mln di lavoratori pubblici una percentuale intorno al 10% di dipendenti non ancora vaccinati.
Numero destinato a ridursi anche per il progressivo aumento, tra la popolazione dei dipendenti pubblici dei vaccinati che induce a ritenere la sussistenza delle condizioni per un graduale rientro in presenza e in sicurezza.
Il rientro non sarà immediato ma scalare e secondo indicazioni che saranno fornite a tutte le pubbliche Amministrazioni con decreto del Ministro per la PA, ovviamente nel rispetto della cornice delle misure di contrasto al Covid-19 e coerentemente con la sostenibilità del sistema dei trasporti.
Come CISL torniamo a ribadire che per noi il lavoro agile, anche quello emergenziale, è stato e resta una grande opportunità che, se ben implementata, fa progredire lavoratori, imprese e Comunità.
Si tratta ora di superare la fase attuale caratterizzata da regole derogatorie passando ad una regolamentazione negoziale che tenga conto della necessità di costruire nelle Amministrazioni pubbliche un nuovo modello organizzativo basato su principi di flessibilità, autonomia, responsabilizzazione e raggiungimento dei risultati.
Siamo stati e restiamo contrari a ingerenze normative in materia, convinti come siamo che non può esistere lavoro agile senza contrattazione e che è proprio nei contratti, del cui rinnovo si sta da qualche mese discutendo in A.RA.N, che andranno ricercate le soluzioni per regolamentare questa materia.
Non esiste una Pubblica Amministrazione ma tante realtà diverse tra loro e per questo bisogna affidare alla contrattazione collettiva, di comparto ed integrativa, la disciplina delle diverse modalità di esecuzione del rapporto di lavoro agile.
Continueremo a vigilare affinché vengano rispettati gli impegni assunti dal Governo attraverso la sottoscrizione con CGIL, CISL e UIL del “patto per l’innovazione della PA e la coesione sociale” che in proposito è estremamente esplicito rinviando la regolamentazione del lavoro agile alla contrattazione.
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Fonte: cisl.it