Roma – Ieri il Consiglio dei Ministri presieduto da Mario Draghi ha approvato la Delega fiscale. Un progetto di legge delega che dovrà essere approvato dai due rami del Parlamento e sulla base del quale il Governo dovrà decretare la riforma di buona parte dei tributi.
La delega abbraccia argomenti come l’IVA e revisione del sistema di catasto – che incide sulla tassazione degli immobili, a “impatto zero” garantiscono dal Governo – ma anche la tassazione relativa al lavoro e in particolare: IRPEF, IRAP E IRES.
IRPEF – Quanto all’Irpef, acronimo di imposta sui redditi delle persone fisiche, il disegno di legge interviene sull’intero impianto dell’imposta che attualmente poggia su due pilastri: l’Irpef nazionale, uguale per tutti i lavoratori e l’Irpef regionale e comunale (le cd. addizionali), le cui aliquote variano sulla busta paga dei lavoratori a seconda dei diversi regimi di imposizione fiscale decisi da Regioni e comuni di residenza.
La riforma del Governo propone il completamento del sistema duale partendo da una distinzione tra redditi da capitale e redditi da lavoro e la riduzione delle aliquote effettive che si applicano ai redditi da lavoro.
Per i redditi da capitale viene prevista una tassazione proporzionale, tendenzialmente con un’aliquota uguale per tutti i redditi da capitale, ma con gradualità, con l’obiettivo di razionalizzare l’attuale sistema e rendere più efficiente il mercato dei capitali.
Per i redditi da lavoro è prevista la riduzione delle aliquote effettive medie e marginali dell’Irpef incentivando così l’offerta di lavoro. Secondo quanto emerso anche dal dibattito delle scorse settimane, l’intervento dovrebbe determinare la riduzione del costo dell’imposizione potrebbe concentrarsi sullo scaglione che attualmente prevede l’applicazione dell’aliquota del 38%, quindi fino a 55.000 euro. L’effetto dovrebbe essere quello di ammorbidire il salto dal 27% al 38% attraverso l’introduzione di un Bonus fiscale – probabilmente simile al meccanismo dl “trattamento integrativo” – per coloro che passano ad un reddito minimo di 28.000 euro. Chi viene da classi reddituali più basse infatti, passando ai 28.000 euro (e fino a 55.000) ha un salto di aliquota di ben 11 punti percentuali. Ed attualmente non beneficia di alcun bonus, a differenza di coloro che hanno un reddito fino a 28.000 euro.
L’obiettivo è quindi favorire i lavoratori che hanno un reddito tra i 28.000 e i 55.000 con un prelievo fiscale più basso che dia loro maggior potere d’acquisto.
DEDUZIONI E DETRAZIONI – La delega poi punta ad intervenire su un tema ampiamente dibattuto negli ultimi anni, quello del riordino del sistema di deduzioni dalla base imponibile e le detrazioni dall’imposta lorda. Il sistema attuale è estremamente complicato ed è fondato su un numero di deduzioni e detrazioni d’imposta eccessive che si sono stratificate nel tempo con una serie di interventi che si sono sovrapposti l’uno all’altro. L’obiettivo è quindi la razionalizzazione che determinerà necessariamente la riduzione del numero dei benefici per i contribuenti.
Non è chiaro al momento quali soggetti risulteranno penalizzati, perché l’operazione “riordino” determinerà necessariamente una serie di “tagli” sulle aliquote o su gli ambiti settoriali (es. detrazioni familiari a carico, detrazioni interessi passivi per mutuo, spese sanitarie ecc.).
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