Reddito di cittadinanza: cosa succede se rifiuto il lavoro? Quando scatta la revoca?

La fase emergenziale non sembra essere vicina alla fine e il Reddito di cittadinanza continua, per ampie fasce della popolazione, ad essere un punto di riferimento importante.

Sappiamo che si tratta di una misura a sostegno economico verso le persone più in difficoltà alle quali è corrisposta mensilmente una determinata somma, che ammonta ad un massimo di 780 euro per i single e 1.380 euro per le famiglie numerose con disabili a carico. Senza poi trascurare l’Assegno temporaneo per i figli a carico.

Chi beneficia del reddito di cittadinanza deve rispettare per tutta la durata del sussidio determinati requisiti molto stringenti che riguardano condizioni relative alla cittadinanza e residenza, patrimoniali e di reddito.

È importante ricordare che il reddito di cittadinanza non è incompatibile con l’attività lavorativa, ma le possibilità di coesistenza dei due sono molto remote dato che potrebbe essere proprio il lavoro il motivo per cui non si percepisce più il Rdc, perché verrebbe meno il requisito legato al reddito minimo necessario ad ottenere il sussidio (ISEE inferiore a 9.360 euro all’anno).

Ed è esattamente per questo motivo che sono molti i beneficiari di Rdc che non cercano lavoro o addirittura li rifiutano.

Ma cosa succede in questo caso? È possibile rifiutare un lavoro in favore del reddito di cittadinanza?

Per rispondere a questa domanda è importante sapere che chi sta percependo il Rdc nei primi 18 mesi ha la possibilità di rifiutare due offerte di lavoro congrue oppure, se accetta, recedere dall’impiego per due volte durante il periodo di fruizione del rdc. Chi invece è in fase di rinnovo, quindi dopo i 18 mesi, non ha possibilità di scelta: deve accettare la prima offerta di lavoro congrua altrimenti perderà il sussidio.

È altamente sconsigliabile cercare una scappatoia con il lavoro in nero in quanto, proprio per l’alto rischio di accettare lavori irregolari, i controlli sono molto frequenti e portano a sanzioni elevate, ad esempio fino a 6 anni di reclusione, revoca del sussidio e impossibilità a richiederlo per i 10 anni successivi.

C’è comunque chi fa il “furbetto” e riesce ad aggirare questa regola, semplicemente non rispondendo al telefono, non presentandosi agli appuntamenti o ancora facendosi scartare appositamente in fase di colloquio.

Ovviamente, anche ricorrere a tutti questi stratagemmi è alquanto sconsigliato, anche perché coloro che si rifiutano di cercare lavoro non partecipando a tutte le iniziative di ricollocamento e di orientamento andranno incontro ad una progressiva decurtazione del Rdc fino alla sua revoca definitiva.

Ecco dunque che l’alternativa migliore sarebbe utilizzare il reddito di cittadinanza effettivamente per quello per cui è stato pensato, ovvero un aiuto mentre si è alla ricerca di un lavoro.

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