Lo scorso 28 settembre si sono interrotte le trattative per il rinnovo dei Contratto nazionale del comparto dell’igiene ambientale, fermo da 27 mesi. Tale decisione è scaturita dalla profonda insoddisfazione di Fp Cgil, Fit Cisl, UilTrasporti e Fiadel per l’andamento del negoziato, sia nel merito che per i tempi che lo stesso sta avendo. Per questo, lunedì 8 novembre, dopo tante assemblee nei luoghi di lavoro in queste settimane, è sciopero nazionale nel settore (ogni turno, imprese pubbliche e private col contratto Utilitalia e Fise/Assoambiente) proclamato dalle quattro sigle sindacali: in Toscana (dove l’agitazione riguarda circa 6mila addetti) sono previsti tre presìdi di lavoratori e lavoratrici, dalle 10 alle 13. Uno (per l’area vasta Centro) davanti alla sede Alia a Firenze in via Baccio da Montelupo 52; uno (per l’area vasta Sud) davanti alla sede Sei Toscana – Sienambiente in via Simone Martini 57 a Siena; uno (per l’area vasta Costa) davanti alla sede RetiAmbiente in piazza Vittorio Emanuele II 2 a Pisa.
LE RAGIONI E GLI OBIETTIVI DELL’AGITAZIONE
Negli ultimi mesi i sindacati hanno tenacemente provato a sviluppare – anche nel dettaglio – i temi della piattaforma sindacale e i bisogni dei lavoratori affinché si potesse sottoscrivere un rinnovo contrattuale di prospettiva, più coerente con l’indispensabile sviluppo industriale delle aziende, ma soprattutto come necessario strumento rinnovato nelle regole e nelle tutele per lavoratrici e lavoratori. Le associazioni datoriali sia pubbliche che private, nonostante il senso di responsabilità mostrato dai lavoratori del comparto durante tutta la fase pandemica, in questi mesi hanno solo mantenuto degli atteggiamenti spesso ondivaghi e con pregiudiziali varie, che hanno poco a che vedere con il rinnovo del Contratto nazionale, se non nella logica di abbattimento del costo del lavoro.
La rottura delle trattative si è consumata sulle mancate risposte alle istanze presentate dal sindacato e su delle proposte datoriali che Fp Cgil, Fit Cisl, UilTrasporti e Fiadel ritengono inaccettabili:
Flessibilità estrema sull’organizzazione del lavoro attraverso il sistema degli orari;
Ridimensionamento del sistema delle relazioni industriali per privare i lavoratori della rappresentanza e della partecipazione all’interno dell’azienda;
Precarizzare i rapporti di lavoro soprattutto per lavoratori part/time;
Eliminare totalmente il limite massimo dei lavoratori part/time presenti in azienda;
Parte economica esclusivamente legata agli indici inflattivi e alle dinamiche del corrispettivo economico del committente all’azienda;
Mancato riconoscimento delle professionalità dei lavoratori addetti agli impianti.
La conclusione del rinnovo contrattuale, per i sindacati, non può prescindere da obiettivi come:
CCNL unico e di filiera attraverso l’allargamento del campo di applicazione verso gli impianti di riciclo;
Rafforzamento delle relazioni industriali attraverso un sistema maggiormente partecipativo dei lavoratori;
Evoluzione delle condizioni di lavoro per tutelare la salute degli operatori;
Sviluppo delle norme sul mercato di lavoro;
Sviluppo dei processi di formazione continua;
Miglioramento in maniera armonica della classificazione del personale;
Perfezionamento degli articoli contrattuali relativi ai lavoratori degli impianti;
Esigibilità contrattuale della clausola sociale;
Accordo economico che non tenga conto solo delle percentuali inflattive e che sviluppi maggiormente il welfare contrattuale e le varie indennità.
Il sindacato non torna più indietro, perché la sfida alla modernizzazione del settore, anche attraverso le risorse dal Pnrr, è solo una: ciclo integrato dei rifiuti e crescita dimensionale delle aziende, qualità ambientale a tariffe contenute per i cittadini, economia industriale e nuove tutele contrattuali per lavoratrici e lavoratori in un rinnovato contratto unico del lavoro.
Spiegano Fp Cgil, Fit Cisl, UilTrasporti e Fiadel: “Non vogliamo e non possiamo davvero pensare che il contratto nazionale possa essere immaginato come strumento di precarizzazione e flessibilità senza regole, capace di concorrere solo con delle brutte pratiche che accadono sempre più spesso in alcune aree del Paese. Non possiamo permettere che si mettano in discussione le tutele per lavoratrici e lavoratori, il sistema di relazioni industriali e la rappresentanza sindacale, che non si condividano strumenti contrattuali per migliorare le condizioni e i carichi di lavoro, ma che si voglia la precarizzazione e lo sfruttamento di lavoratrici e lavoratori come unico modello per competere. La mobilitazione sarà lunga e dura certi che il rinnovo contrattuale, come sempre, sarà frutto delle idee e della determinazione di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori”.
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Fonte: cisl.it