La formazione fuori orario di lavoro va pagata al dipendente: la sentenza che cambia tutto

La formazione professionale svolta fuori dall’orario di lavoro deve essere sempre retribuita. A stabilirlo è stata la Corte di giustizia dell’Unione europea, con la sentenza numero C-909/19.

Il giudice europeo fa definitivamente luce su una vicenda che ha creato diverso contenzioso negli Stati membri, con orientamenti giurisprudenziali discordanti. In Italia la nuova lettura della Corte era stata in qualche modo anticipata da diverse sentenze di merito tra cui quella, recente, del Tribunale di Milano (24 luglio 2021) in cui si è affermato che i lavoratori che frequentano il corso obbligatorio in materia di salute e sicurezza hanno diritto a essere retribuiti, anche nel caso in cui il corso venga svolto in tutto o in parte fuori dall’orario di lavoro.

Nel caso Tribunale di Milano però si parlava di formazione obbligatoria, che in quanto tale, dice il giudice deve essere svolta durante l’orario di lavoro. In assenza di tale possibilità resta nelle facoltà del datore trasferirla fuori dal normale orario di lavoro ma ciò non può comportare oneri economici a carico dei lavoratori.

Parzialmente diverso è invece il caso scrutinato dalla Corte europea, sorto dalla richiesta di un impiegato comunale rumeno di vedersi riconosciuto il diritto alla retribuzione per le 124 ore di corso di formazione professionale svolto fuori dall’orario di lavoro a seguito di una iniziativa del datore di lavoro e motivata dalla necessità di poter arrivare a una valutazione del suo rendimento.

La Corte interpretando la direttiva 2003/88 sull’orario di lavoro (che nel nostro ordinamento è stata recepita con il d.lgs. 66/2003) ha stabilito i seguenti principi limite:

  • la formazione richiesta dal datore di lavoro deve essere retribuita;
  • anche se è svolta fuori dal normale orario di lavoro, in applicazione delle norma sul lavoro straordinario;
  • anche se il corso si svolge fuori dal luogo di lavoro.

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