Leonardo SDI. Benaglia, Bernardini (Fim Cisl): “L’Italia deve sviluppare le proprie tecnologie, non cederle.

“Nel periodo pre-feriale si è fatta forte la voce della possibile vendita della divisione Sistemi di Difesa a Fincantieri, un altro importante player dell’industria italiana. La posizione formale di Leonardo rappresentata nel corso degli incontri sindacali avvenuti nello scorso mese di luglio, si è limitata a ribadire che non era presente sul tavolo nessuna proposta formale da parte di Fincantieri”. Lo sottolineano il Segretario Generale Fim Cisl, Roberto Benaglia e il Responsabile Fim Aerospazio Difesa e Sicurezza, Fabio Bernardini  in una nota che così prosegue:

“La Divisione SDI ( Sistemi di Difesa) arriva da una fase di importante crescita, supportata da consistenti azioni di investimento nel miglioramento dei prodotti, da una miglior qualificazione sui mercati e dalla valorizzazione del parco clienti esistente con effetti estremamente positivi sia del fatturato sia degli ordini che hanno toccato il miliardo di euro.

La recente proposta avanzata da Leonardo e Iveco Defence al governo italiano relativa al nuovo AIFV in risposta a quella di Rehinmetall basata sulla piattaforma Lynx, per una potenziale commessa di oltre 2 miliardi di euro rafforza e consolida molto le prospettive della Divisione.

La vendita di questa Divisione a Fincantieri consentirebbe a quest’ultima la verticalizzazione tecnologica del prodotto nave militare completando le competenze e le capacità necessarie per l’autonomia ingegneristica e produttiva del sistema nave e underwater data l’importante presenza della parte siluristica nella divisione.

Leonardo da parte sua, riceverebbe una somma economica, tutta da verificare nel suo ammontare che le consentirebbe di proseguire nella crescita in altri settori o di consolidarsi in quelli esistenti.

In una prospettiva come questa è necessario che si apra un confronto che veda coinvolte anche le organizzazioni sindacali.

Sarà necessario capire come impatterà nel bilancio di Leonardo (che continuerà ad avere dall’altro lato i costi di gestione della crisi di Aerostrutture) l’uscita dal perimetro della Divisione SDI che, come dicevamo, ha buone performance, un ROS importante e genera utili.

Da un lato serve comprendere, inoltre, quanto peserà per Leonardo la riduzione importante di attività della Divisione Elettronica legate al Dominio Navale che deriverebbero dalla nuova autonomia tecnologica di Fincantieri.

Dall’altro lato, in caso di acquisto da parte di Fincantieri della Divisione Sistemi di Difesa, sarà necessario analizzare come potrà essere garantito il medesimo potenziale commerciale dato che i prodotti della Divisione oggi vengono installati anche da altri piattaformisti navali, oggi competitori di Fincantieri stessa.

Inoltre sarà fondamentale comprendere come il Paese supporterà con investimenti nazionali due Società di Stato che operano, parzialmente sovrapposte, sugli stessi ambiti tecnologici nel campo dell’elettronica.

Pochi giorni fa la stampa ha fatto riferimento a possibili riassetti dell’Elettronica della Difesa in ambito europeo che potrebbero coinvolgere appunto la Divisione Sistemi di Difesa.

Anche in questo caso, se questo fosse l’ambito di intervento, la necessità di confronto diventa ancora più necessaria.

Il nostro paese non può e non deve cedere all’estero assets che operano in modo efficace in oltre cento paesi nel mondo rinunciando al valore geopolitico che è insito al mercato della Difesa proprio in una fase nella quale la stessa Divisione sta perseguendo la strada di operare verso produzioni “itar free” che eliminino i vincoli o veti di altri paesi alla commercializzazione.

Inoltre sarà fondamentale comprendere quale sarà la posizione delle Forze Armate italiane di fronte alla perdita della sovranità tecnologica nel campo dei Sistemi di Difesa che consente la possibilità di prevedere soluzioni tecniche e tecnologiche avanzate e customizzate sui bisogni.

Infine va escluso il rischio che una vendita a paesi stranieri si tramuti in un trasferimento di competenze verso l’estero, ridimensionando i siti italiani e trasformandoli in meri siti di produzione perdendo così nei fatti tutte le capacita di sviluppo tecnologico che sta alla base di un paese che, contrariamente deve puntare ad essere protagonista nel campo dell’Industria della Difesa Europea.

Le politiche di finanziamento per lo sviluppo di prodotti o sistemi per la Difesa Europea, cosa diversa dall’Esercito europeo, tendono ad assegnare le attività a nazioni in cooperazione strutturata permanente.

Il peso di ogni nazione nei vari progetti si misura sulla quantità di risorse destinate, dalla volontà nell’acquisto dei prodotti sviluppati e dall’altro dalle competenze tecnologiche e assets detenuti e messi a disposizione per lo sviluppo del prodotto.

Quindi per questi motivi non riteniamo assolutamente perseguibile la strada della vendita all’estero della Divisione.

La strada eventualmente da percorrere deve essere quella della joint venture, già segnata nel settore da MBDA che non fa perdere l’autonomia nazionale e consente lo sviluppo di tecnologie comuni ma con un controllo diretto del paese e un ruolo centrale delle nostre Forze Armate oltre che la garanzia dello sviluppo industriale ed occupazionale nel nostro paese.

Quanto sta accadendo non può pertanto essere ricompreso esclusivamente dentro l’ambito di una trattativa economica o industriale: sul tavolo viene posto un tema di sovranità tecnologica e di interesse nazionale.

Per questo e su queste basi la FIM Cisl è pronta, assieme alle altre organizzazioni sindacali e preventivamente a qualsiasi scelta, a confrontarsi con il Governo, i Ministeri interessati e Leonardo, per la difesa dell’occupazione e lo sviluppo tecnologico, rifiutando sin da ora qualsiasi soluzione preconfezionata che non dia risposte alle nostre preoccupazioni e non tenga conto di quanto sosteniamo”.

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Fonte: cisl.it