Sardegna. Prosegue la “marcia della salute” dei pensionati Cgil, Cisl, Uil Sardegna

 

Continua il “giro di Sardegna” dei lavoratori e pensionati per richiamare l’attenzione della politica e delle istituzioni sulla grave situazione socio-sanitaria  dell’isola. La seconda tappa della “marcia per la salute” organizzata, martedì 9 novembre,  dalle Federazioni dei pensionati di Cgil-Cisl-Uil, dai sindacati confederali locali e regionali, ha messo al centro i problemi  del Medio Campidano. Le emergenze territoriali sono frutto e conseguenza dei problemi che caratterizzano la regione sul fronte della sanità. Ne ha parlato, davanti a oltre 1500 persone che hanno attraversato in corteo le principali  strade di San Gavino Monreale, il comune dove  si trovano i principali servizi medico assistenziali della zona, il segretario generale Cisl Sardegna, Gavino Carta. “La Giunta regionale ha avviato una revisione del sistema sanitario della Sardegna attraverso tre provvedimenti riguardanti : la governance, la rete ospedaliera e la medicina territoriale. Il primo di questi tre è operativo, sulla rete ospedaliera si attende una norma nazionale sul Decreto 71, mentre è stato appena presentato dalla Giunta il Piano regionale dei servizi sanitari”, ha detto Carta.

L’ ultima “creatura”, il piano dei servizi sanitari, parte col piede sbagliato. Infatti “anche quando richiama la centralità del territorio si prescinde – contesta il segretario generale Cisl –  dalle specificità dell’Isola, dalla tipologia degli insediamenti, dai reali bisogni delle comunità”. Praticamente gli stessi motivi per cui si è mobilitato il Medio Campidano. Pensionati e lavoratori di questo territorio hanno messo a punto una piattaforma capolavoro di concretezza: potenziamento e miglioramento dei servizi nella struttura ospedaliera “Nostra Signora di Bonaria in San Gavino”, in particolare superare la grave carenza di organico nei reparti, e la piena operatività del laboratorio e della radiologia; totale attuazione di tutti i servizi sanitari per abbattere le liste d’attesa delle visite specialistiche; attivazione delle “Case della salute” di Villacidro e Arbus al fine di  erogare una completa assistenza socio-sanitaria; copertura dei posti vacanti di medici di famiglia e pediatri in tutti i comuni del territorio ;  potenziamento dei servizi domiciliari per pazienti over-65 non autosufficienti e/o con gravi patologie. Il sindacato non è solo. “Coinvolgiamo nelle nostre iniziative sindaci, volontariato, associazioni locali, perché la salute non ha confini e colori, ma è un diritto di tutti, residenti nei grandi centri o nelle periferie. Questo spiega anche l’estrema concretezza, quasi locale delle nostre rivendicazioni”, dice Alberto Farina, segretario regionale dei pensionati Cisl.

Nei 28 comuni di un territorio, sempre negli ultimi posti della graduatoria nazionale dei redditi ( nel 2016 il reddito medio per abitante era 9.001 euro nel Medio Campidano, in Sardegna oltre 11 mila euro, in Italia quasi 14 mila euro), il piano dei servizi sanitari  deve tener conto della rete dei trasporti carente, della viabilità, dei tempi di percorrenza, dell’età media ( 47 anni), di una popolazione per quasi un terzo formata da over 60.

Il giudizio del sindacato sul piano dei servizi è fortemente critico, “motivato sia dal merito dei provvedimenti, sia  – aggiunge Gavino Carta – dalla totale assenza di confronto con le parti sociali su temi prioritari riguardanti la salute dei lavoratori e di tutti i cittadini sardi. Si è di fronte a un gigantismo formale e nominalistico che non ha a riferimento la persona ma modelli di stampo aziendalistico. Anche quando si richiama la centralità del territorio si prescinde dalle specificità dell’Isola, dalla tipologia degli insediamenti, dai reali bisogni delle comunità. Non si affrontano i problemi  del sistema sanitario, limitandosi a meri dati statistici senza esporre le soluzioni utili a risolvere positivamente le criticità rese ancora più evidenti dall’esplosione del virus Covid19”.

 

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Fonte: cisl.it