Riforma Pensioni, per Draghi si fa se tutti accettano il taglio del 30% dell’assegno

ROMA – Martedì prossimo, il 16 novembre, i sindacati Cgil, Cisl e Uil incontreranno nuovamente il presidente Mario Draghi per affrontare il tema delle pensioni.

In particolare si parla di una disponibilità di Draghi ad intraprendere ad una discussione per riformare la Legge Fornero a partire dal 2023, mentre nel 2022 si potrà uscire con Quota 102 (64 anni e 38 anni di contributi).

Ad anticipare i particolari di una possibile diversa apertura da parte del Governo è il quotidiano Il Messaggero sulle cui colonne si leggono i contorni di questa proposta:

In teoria il governo non è contrario a concedere una maggiore flessibilità di uscita, anche partendo dai 62 anni di età oppure dai 41 anni di contributi versati. Ma Draghi ha già chiaramente detto quale sarebbe il prezzo da pagare: il conteggio dell’assegno pensionistico interamente con il metodo contributivo. La chiamano “opzione tutti”, perché di fatto sarebbe lo stesso meccanismo di “opzione donna” appena prorogato per il 2022 dal governo con gli attuali requisiti: un calcolo così penalizzante – in alcuni casi si arriva anche a un taglio a vita del 30% della pensione – che infatti non sono poi così tante le donne che vi hanno aderito. Per i sindacati al momento “opzione tutti” non è da prendere in considerazione, proprio perché eccessivamente penalizzante dal punto di vista economico. Con la riunione di martedì si inizierà a capire fino a che punto le posizioni sono inconciliabili“.

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