Indennità di disoccupazione a falsi braccianti e truffa all’INPS: il giudice fa ‘lo sconto’

Finisce con lievi condanne e la prescrizione dei reati il processo sulla maxi truffa all’Inps sui falsi braccianti che si è svolto a Lecce. Gli imputati erano accusati di aver truffato l’Istituto previdenziale mettendo in piedi false aziende e falsi rapporti di lavoro agricolo con il solo scopo di ottenere le indennità di disoccupazione, malattia, ecc.

Secondo quanto si apprende dal quotidiano on-line Corriere Salentino il giudice avrebbe ridimensionato le pretese dell’accusa con quattro lievi condanne; 29 assoluzioni perché il fatto non sussiste e 5 non luogo a procedere perché, nel frattempo, è intervenuta la prescrizione”.

Le uniche condanne penali che prevedono la reclusione inflitte dal giudice monocratico del Tribunale di Lecce sono state “1 anno e 10 mesi a Cosimo Francesco Santoro, 61 anni, di Ugento; 1 anno e 8 mesi a Barbara Stheli, 59enne, di Ugento; 1 anno e 3 mesi ciascuno a Umberto Rizzo, 65 anni, di Ugento e Alessandra Rizzello, 33enne, residente a Ortelle”.

A tutti e quattro gli imputati il giudice ha riconosciuto, oltre allo ‘sconto’ sulla durata, il beneficio della sospensione della pena e la non menzione nel casellario giudiziario. A tutti gli imputati è stato riconosciuto il beneficio della sospensione della pena.

Al centro dell’inchiesta compariva un commercialista di Ugento (LE), Nicola Ozza, 49 anni, che ha patteggiato la pena a 3 anni e 6 mesi di reclusione. Con confisca di quanto sottratto all’INPS. “Nel corso delle indagini – si legge sul Corriere locale – i finanzieri hanno svelato altri dettagli inediti e singolari. In un piccolo autolavaggio con una sola sede operativa aveva alle sue dipendenze ben 35 persone. Di queste, la maggior parte erano donne”.

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