Gli importi delle pensioni del 2022 saranno più alti. La conferma arriva con il decreto ministeriale del 17 novembre scorso, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 26 novembre, in cui è stato stabilito che il tasso provvisorio da applicare nel 2022 per adeguare gli assegni previdenziali alla variazione del costo della vita è dell’1,7 per cento.
Il dato complessivo, per quanto ufficiale, è da considerarsi comunque provvisorio perché calcolato per i primi 9 mesi del 2022 su valori effettivi, mentre quelli degli ultimi tre sono stimati. Il valore definitivo e reale si applicherà solo a inizio 2023.
Il decreto ministeriale ha poi confermato che il 2020 il tasso di inflazione è stato pari a zero (in realtà è pari a -0,3% ma è considerato 0). Conseguentemente non saranno aggiunti conguagli sulle pensioni accreditate il prossimo mese di gennaio, aventi decorrenza nel corso del 2021.
L’aumento dell’1,7% non sarà però applicato integralmente a tutti gli importi degli assegni in pagamento. A gennaio infatti la rivalutazione delle pensioni avverrà secondo il meccanismo delle fasce che ritornerà in vigore dopo la sospensione introdotta dal 2012 a oggi.
L’aumento dell’1,7% sarà riconosciuto solo fino a 2.062,32 euro attualmente pagati. Chi per chi ha una indennità pensionistica più alta la rivalutazione avverrà come segue:
La rivalutazione riguarda anche il valore del trattamento minimo di pensione che, dagli attuali 515,58 euro mensili, giungerà a 524,34 euro, mentre l’assegno sociale passerà da 460,28 a 468,10 euro mensili.
Inoltre la rivalutazione andrà ad incidere sui valori minimi per accedere alle pensioni contributive. La pensione di vecchiaia non dovrà risultare inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale (controvalore pari a 702,16 euro mensili) mentre la pensione anticipata non dovrà essere inferiore a 1.310,69 euro mensili.
Le pensioni ai superstiti non subiranno tagli se il reddito del percipiente, al netto della pensione, sarà inferiore a 20.449,45 euro. Riguardo ai redditi superiori a tale valore, e fino a 27.265,93 il taglio sarà del 25 per cento. Per redditi compresi tra 27.265,93 e 34.082,42, il taglio sarà del 40%, mentre per importi superiori il taglio sarà del 50 per cento.
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