La Manovra di Bilancio che il Parlamento andrà ad approvare entro la fine di dicembre prevede una nuova serie di controlli nella fase ‘istrutturia’ dell’Inps, cioè quando a seguito della domanda del cittadino.
Controlli deboli, scrivono Tito Boeri e Roberto Perotti sul quotidiano la Repubblica in edicola oggi, e in ogni caso insufficienti a garantire un cambio di rotta in quelli che sono considerati i punti deboli del ’fenomeno Rdc’.
In particolare i controlli su beneficiari e sui requisiti dichiarati (ma anche la loro conservazione), ma anche la sconvenienza nell’accettare un’offerta di lavoro.
“Se un beneficiario del reddito di cittadinanza – scrivono i due esperti – inizia a lavorare, perde immediatamente 80 centesimi di sussidio per ogni euro guadagnato; una volta aggiornata la dichiarazione Isee, perde la totalità di quanto guadagnato. In altre parole è come se i suoi redditi da lavoro venissero tassati al 100%. La legge di bilancio non interviene su questi disincentivi al lavoro regolare. Inasprisce invece le penalizzazioni in caso di mancata accettazione di lavori “congrui”: dopo il secondo rifiuto ingiustificato si perde il beneficio. Del resto, nessun disoccupato e nessun beneficiario di RdC ha mai perso il sussidio per avere rifiutato un’offerta “congrua”, come ha mostrato ormai da tempo Pietro Ichino. Sono state solo applicate (qualche centinaio!) di sanzioni a chi non si è presentato a colloqui di lavoro”.
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