Sicurezza. Sbarra a Uno Mattina: “Dobbiamo fermare questa strage silenziosa. Le persone lavorano per vivere non per morire”

“Nella tragedia di Torino c’è l’immagine di un paese sfregiato, una lunga scia di sangue, più di cento vittime nei luoghi di lavoro ogni giorno e  questo  si verifica in alcuni settori in modo particolare, come l’edilizia  le costruzioni, i trasposrti, la  logistica. L’agricoltura. Dobbiamo fermare questa strage silenziosa, far prevalere le ragioni  della vita. Le persone lavorano per vivere non per morire”. Così il Segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra  ospite stamani di Uno Mattina intervistato sul tema della sicurezza sul lavoro anche alla luce  dell’ennesima tragedia che ha provocato 3 morti.
“Le prime misure che abbiamo negoziato con il governo sono importanti ma ancora non sufficienti” ha detto il leader della Cisl. “Importante a aver dato maggiore  potere all’ispettorato del lavoro, aver deciso di far nascere una banca informatica unica per monitorare  il fenomeno, però bisogna intensificare  e rafforzare  controlli, ispezioni,  assumere ispettori e medici del lavoro”.  
Quanto al fenomeno dei subappalti, “si tratta di un fenomeno ricorrente  soprattutto in edilizia dove le grandi aziende scaricano il tema della salute e sicurezza  nei luoghi di  lavoro alle piccole aziende che entrano  con la catena del subappalto e per ragioni di costo sacrificano l’investimento sulla sicurezza. Non si garantisce  l’adeguata formazione ai lavoratori  non si appplica la  legislazione vigente e molte volte i contratti  collettivi di riferimento  vengono violati.  Ecco  perché bisogna rafforzare l’attività di repressione che però secondo noi da sola non basta se non si collega  ad un potente investimento sulla formazione  a cominciare dalla scuola. Dobbiamo far parlare già nei programmi scolastici  del tema della salute e della sicurezza e poi bisogna fare  tanta prevenzione.  Sostanzialmente  le aziende devono capire che la sicurezza  non è un costo ma un grande investimento  per la stabilità  del lavoro e anche per alzare gli indici reputazionali delle stesse aziende. Un’azienda più sicura è un’azienda più produttiva  epiù competitiva. Alla domanda se ci sia un tema anche di giustizia legato a questi eventi? “Il fenomeno è sfuggito di mano – osserva il leader della Cisl. Basti penare che nel 2020 è stato  l’anno della pamdemia, dove si è lavorato pochissimo , poche ore lavorate, milioni di persone  in casssa integrazione le vittime nei luoghi di lavoro hanno superato i 1500. Quindi bisogna riprendere  questa discussione mettendo in campo una vera grande strategia nazionale di contrasto alle vittime  nei luoghi di lavoro ma anche per frenare questa crescita  spaventosa degli infortuni  e delle stesse malattie  professionali. Dobbiamo investire sulla cultura  della sicurezza e  anche cultura della legalità. Bisogna creare  una nuova diversa  consapevolezza tra le istituzioni nazionali, le associazioni datoriali, le organizzazioni sindacali,  dobbiamo  fare una grande alleanza  per vincere questo odioso fenomeno”.

E a proposito della decisione di Cgil e Uil di proclamare uno sciopero generale sulla manovra: “gli obiettivi rimangono unitari, – ha detto – noi abbiamo elaborato nei mesi scorsi piattaforme,  proposte al Governo, a molti ministri, quello che ci separa è la valutazione dei risultati” ha detto Sbarra ricordando che “grazie all’iniziativa di mobilitazione e di lotta che abbiamo messo  in campo nei luoghi di lavoro, nei territori in questo ultimo mese e mezzo la  legge di bilancio  è  profondamente cambiata e migliorata. Abbiamo una forte risposta su risorse che saranno impegnate per finanziare  la riforma degli ammortizzatori sociali , abbiamo  contribuito a ridurre il peso della tassazione fiscale  verso i  lavoratori dipendenti, i pensionati, soprattutto nelle fasce  medio basse  e basse, abbiamo risorse per rinnovare i contratti pubblici  abbiamo finanziato  la legge sulla  non autosufficienza. Ci sono  risultati importanti che noi come Cisl abbiamo inteso valorizzare. Ci sono  ancora aspetti che è possibile migliorare, bisogna investire di più sulla scuola e,  a proposito di lavoratori edili, bisogna a ridurre l’età contributiva per quanti ricorrono all’ape sociale  da 36 anni a 30 anni. Non dimentichiamoci che l’età è un fattore di rischio. C’è qualche  segnale di apertura, noi chiediamo 30 anni, si sta proponendo 32. Dobbiamo – ha concluso – discutere di come contrastare l’inflazione, di come rilanciare la crescita salariale, di come parliamo di politica dei redditi, come acceleriamo l’attuazione del Pnrr, soprattutto per quanto riguarda l’occupazione di giovani e donne”.

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Fonte: cisl.it