Un lavoratore italiano su quattro è in condizioni di povertà. E’ questa la conclusione a cui giungono i dati Eurostat, ripresi dall’edizione odierna de Il Fatto quotidiano in un lungo articolo.
In questo 25% di lavoratori poveri c’è di tutto: famiglie mono-reddito e con doppio reddito (in questo caso sono 7%)
La povertà che guarda le retribuzioni lorde “interessa il 24,2% dei redditi individuali, ben più su del 19,6% registrato nel 2006”, scrive Il Fatto precisando che il dato “tra gli uomini si “ferma” al 16,5%, tra le donne schizza al 31,8%”.
Numeri impressionanti rispetto ai quali il Governo sembra non voler fare nulla di più rispetto alla conferma e il rifinanziamento del Reddito di cittadinanza – così è stato previsto negli ultimi provvedimenti del 2021 – . Né sul fronte dell’introduzione di una norma che individui un salario minimo legale per tutti, né attraverso un ‘bonus’ che consentirebbe di dare un aiuto aggiuntivo ai lavoratori con salari bassi. In parte ciò avviene già oggi con il Rdc quando integra bassi redditi, ma c’è che vorrebbe distinguere le due misure: una per gli occupati, l’altra per i primi di occupazione.
E poi c’è il problema dei settori dove questa povertà si fa più diffusa. Secondo quanto riporta il quotidiano diretto da Marco Travaglio questo triste primato spetterebbe al turismo:
”Alberghi e ristoranti guidano la classifica delle basse retribuzioni per distacco su tutti gli altri. Nel turismo, infatti, il rischio di salari scarsi è al 64,5% considerando le paghe annuali e 60,8% considerando le settimanali. Il mix micidiale di minimi bassi, altissima stagionalità delle attività, le conseguenti scarse ore lavorate (quantomeno sulla carta) contraggono notevolmente gli introiti dei lavoratori. Tenendo presente questo, acquistano un’altra luce le lamentele di questi imprenditori sulla carenza di manodopera e le loro accuse a media unificati ai sussidi o al Reddito di cittadinanza. Va meglio, ma non bene nel commercio, nelle costruzioni e in agricoltura: il rischio povertà considerando le paghe annuali è al 30%”.
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