Cassa integrazione Covid: “se torna evita i licenziamenti”

La nuova cassa integrazione in vigore dal 1° gennaio 2022 sta mettendo in crisi le imprese, soprattutto le più piccole. “Sarebbe stato più opportuno e responsabile, prevedere una fase transitoria tra il vecchio ed il nuovo sistema di ammortizzatori sociali, prolungando la cassa integrazione Covid fino allo scadere dell’emergenza, dando un lasso di tempo congruo alla nuova riforma, fatta di nuove regole e procedure, di entrare a regime e permettere ai fruitori di comprenderne i meccanismi“.

Ne sono convinti i sindacati che in una nota a firma della UIL fanno sapere di non aver “digerito” la fine della Cassa integrazione Covid e tornano a chiedere un intervento del Governo, per traghettare le imprese verso la fase della normalità. In effetti i sindacati, insieme alle rappresentanze della piccole imprese, hanno sempre chiesto una proroga della Cig Covid almeno fino al 31 marzo 2022.

Il rischio che paventavano era, a partire dal 1° gennaio, una rinuncia delle imprese ad utilizzare la Cassa integrazione (a pagamento e con durata “a termine”) ed optare per altre forme di gestione della manodopera fino a gestire gli esuberi con i licenziamenti. E così è stato: “con il venir meno del blocco dei licenziamenti, – sottolinea UIL – le cessazioni dei rapporti di lavoro con contratto a tempo indeterminato sono aumentate di 206 mila rispetto al precedente anno. Si tratta di 206 mila lavoratrici e lavoratori che hanno perso il posto di lavoro”. 

Parallelamente l’utilizzo della cassa Covid è diminuta. “Le ore di cassa integrazione Covid scendono nel primo mese dell’anno in corso per effetto della scadenza di questo strumento emergenziale che”, sottolinea il sindacato, rimarcando il “calo del 42% rispetto a dicembre” confermati dagli ultimi dati Inps.

Situazione di ”stress – continua la nota – che continuano a vivere sia il ristrettissimo numero di settori a cui era stata prorogata la cassa covid (tessile, abbigliamento, pelli, cuoio e calzature), sia i settori del turismo e del commercio che hanno maggiormente fruito della deroga e delle prestazioni dei Fondi di solidarietà”.

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