Nonostante siano 1,8 milioni le famiglie italiane a percepire il Reddito di Cittadinanza, la platea potenziale del sussidio ammonterebbe a più di 3 milioni. Non solo, quasi la metà dei percettori, pur lavorando, continua a versare in una situazione economica difficile.
Ciò emerge dai dati pubblicati nel policy brief che l’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (Inapp) dedica al Reddito di Cittadinanza attraverso l’indagine Plus. A spiegare meglio il significato dei dati emersi da tale rapporto è il Presidente dell’Inapp Sebastiano Fadda:
“Il Reddito di Cittadinanza ha rappresentato un’ancora di salvezza per 1,8 milioni di famiglie, ma va notato che circa il 46% dei percettori risultano occupati (552.666 standard e 279.290 precari) con impieghi tali da non consentire loro di emergere dal disagio e da costringerli a ricorrere al RdC per la sussistenza. Si potrebbe dire che basterebbe migliorare le condizioni retributive e lavorative di questi lavoratori per quasi dimezzare immediatamente il numero dei percettori.”
La soluzione proposta da Fadda, quella cioè di migliorare le condizioni retributive e lavorative, poggia su numeri ben precisi: secondo l’indagine, infatti, il 15,4% dei percettori del sussidio ha un lavoro precario, mentre più del 75% dei beneficiari di RdC non occupati dichiara di aver rifiutato un impiego perché non in linea o con le proprie competenze o con il proprio titolo di studio.
Inoltre, per gettare benzina sul fuoco, i dati dimostrano come siano solo poco più di un terzo i percettori che hanno dichiarato di essere stati contattati dai Centri per l’Impiego. Lo scenario che dunque emerge da tale indagine è quello di un Paese in cui non basta il lavoro per mantenere le persone al di fuori della soglia di povertà. Di fatto per i percettori che lavorano il Rdc è un aiuto economico per far salire lo stipendio.
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