Guerra Ucraina, Pillole di iodio contro il rischio nucleare: è boom in Italia. Ma serve?

La guerra in Ucraina ha fatto scattare l’allarme circa un rischio della propagazione di onde radioattive in caso di attacchi russi alle centrali nucleari di Chernobyl e di Zaporizhzhia. Il timore è sentito in molti Paesi, Italia compresa dove si è aperta una corsa nelle farmacie e sullo shopping on-line a caccia delle pastiglie a base di ioduro di potassio (KI è il simbolo chimico).

Di cosa si tratta? A cosa serve? Secondo quanto riportano i siti internet specializzati in farmacia, si tratta di un mix che viene utilizzato come farmaco contro l’ipertiroidismo e ma anche come protettivo in caso di emissioni di radiazioni.


Perchè lo iodio? Nel 1986 dopo l’incidente alla centrale nucleare di Chernobyl lo iodio su consigliato e somministrato agli ucraini che abitavano nella città colpita dalla catastrofe e nei dintorni.

Non possedendo invece la capacità di un’azione di espulsione dello iodio radioattivo, non può in alcun modo proteggere il resto dell’organismo dalle radiazioni rilasciate fintanto che questo, od altre particelle radioattive, saranno circolanti.

Secondo i siti web specializzati nell’informazione legata alla salute, “l’assunzione di potassio ioduro non può proteggere da elementi radioattivi diversi dallo iodio e, se questo non fosse presente, l’assunzione del farmaco non avrebbe alcuna efficacia protettiva, esponendo semplicemente il paziente al rischio dei suoi effetti collaterali”.

Gli esperti quindi mettono in guardia dal fai-da-te e sconsigliano di assumere iodio senza reale necessità perché potrebbe avere effetti controproducenti e produrre, al contrario, scompensi alla tiroide.

In particolare, in Italia, come ha spiegato Roberto Tobia, segretario nazionale di Federfarma, “non c’è alcun motivo per assumere pastiglie di iodio per contrastare l’inalazione di iodio radioattivo presente nell’aria poiché non ci sono centrali nucleari, né allarmi di fughe radioattive provenienti dall’Ucraina”.

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