Il caporalato in agricoltura è ormai fenomeno nazionale. Si “muove” da Sud a Nord Italia senza sosta e sfrutta la maggiore debolezza dei lavoratori agricoli ed in particolare di quelli immigrati.
A rimettere al centro la questione dell’intermediazione illecita di manodopera nei campi italiani è una recente ricerca del sindacato Flai-Cgil e dell’Osservatorio Placido Rizzotto, racchiusa in un nuovo Quaderno dedicato alle agromafie e al lavoro irregolare.
Lo sfruttamento in Italia si concentra in 405 zone dove i lavoratori vengono sistematicamente inseriti in un circuito criminale che si muove intorno all’Agricoltura.
Di queste 405 zone 191 si trovano al Sud e le altre al Nord, in particolare tra Lombardia e Veneto. La mappatura del fenomeno è stata resa possibile grazie alle denunce di lavoratori, sindacalisti, ispezioni, inchieste giudiziarie degli ultimi anni.
Dati allarmanti se si pensa che il 54% delle Ispezioni in Agricoltura porta all’emersione di irregolarità e il 38% del lavoro dipendente non è in regola (nell’Industria stiamo al 7%). Con un aumento registrato soprattutto nelle regioni del Nord.
Secondo i vertici dell’Ispettorato Nazionale del lavoro le Ispezioni in agricoltura sono aumentate del 411% e hanno portato all’accertamento di 2.954 lavoratori vittime di Caporalato. Di questi casi accertati solo il 4% sono italiani, mentre nel 93% dei casi sono extracomunitari.
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