Inflazione a +6,7%, Confindustria: potere d’acquisto stipendi giù del 2,5%

Salari e stipendi giù del 2,5% nonostante gli aumenti contrattuali definiti negli scorsi mesi nei maggiori comparti produttivi industriali. E’ questo l’epilogo di una situazione che vede l’inflazione accelerare mese dopo mese (ISTAT certifica un +6,7% a marzo) e il potere d’acquisto dei lavoratori dipendenti scendere, perchè i rialzi retributivi non sono “allineati” – perchè più bassi – con il reale aumento dei costi. Basti pensare alla componente energetica aumentata in alcuni casi fino a 5 volte rispetto a prima.

Ecco quanto scrive il quotidiano Repubblica in edicola oggi a proposito dell’analisi del Centro Studi Confindustria divulgata ieri che si sofferma anche su questi aspetti:

I salari non terranno il passo dei prezzi. Per Confindustria, dopo un 2021 stagnante, le retribuzioni sono viste in accelerazione: gli industriali stimano +3% quest’anno e +2,5% il prossimo. Ma con questa inflazione le buste paga reali perderanno il 2,5% cumulato: gli italiani vedono il loro potere d’acquisto sfumare. L’incertezza scatenata da Mosca, unita al peso crescente delle spese obbligate come bollette e trasporti (che colpiscono più duro i redditi bassi) suggeriscono di metter fieno in cascina e tagliare le spese. Gli indici di fiducia di marzo sono già caduti. E ora Viale dell’Astronomia stima che la crescita dei consumi nel 2022 si limiterà all’1,7% (dal +5,1% dell’anno scorso): rimane così lontano il recupero dei livelli pre-Clovid”.

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