Disoccupazione agricola 2022, cosa fare entro il 15 aprile per evitare ritardi nei pagamenti

Il 31 marzo è scaduto il termine ultimo per l’inoltro della domanda per l’indennità di disoccupazione agricola, il sussidio economico che spetta a tutti quei lavoratori del settore agricolo che nel corso del 2021 hanno perso involontariamente l’impiego o che hanno lavorato per un certo numero di giornate. A differenza di altri pagamenti Inps erogati mensilmente, tale indennità viene erogata in un’unica soluzione. Il calcolo dell’importo spettante non è dei più semplici (sono molti infatti i fattori da considerare, TuttoLavoro24.it li ha illustrati in questo articolo): per questo motivo i tempi di lavorazione sono molto lunghi e Inps può impiegare fino a 115 giorni per pagare. L’erogazione, pertanto, è attesa verso giugno o luglio.

Disoccupazione agricola: pubblicazione elenchi nominativi

Occorre avere ben presente che le lavorazioni non cominciano il giorno successivo alla scadenza della domanda: prima, infatti, Inps deve provvedere alla pubblicazione degli elenchi nominativi annuali degli operai agricoli a tempo determinato (OTD), che rimangono consultabili pubblicamente fino al 15 aprile 2022. È importante sottolineare che la pubblicazione ha valore di notifica a ogni effetto di legge, ai sensi dell’articolo 38, commi 6 e 7, della legge nr. 111 del 6 luglio 2011. 

Una volta pubblicati gli elenchi degli OTD, le sedi locali Inps possono procedere alla lavorazione delle domande, effettuando tutti i controlli e i calcoli del caso. Oltre ai requisiti previsti, Inps liquida l’indennità ai lavoratori se ci sono fondamentalmente due presupposti: se ha in cassa le risorse economiche per pagare e se le giornate lavorate da ciascun lavoratore indicate negli elenchi sono consolidate, cioè se risultano e se sono state correttamente incasellate sulla base della domanda inviata dal lavoratore.

Disoccupazione agricola: pagamento bloccato, che fare?

Questo secondo aspetto non è da sottovalutare, dato che non è raro incappare in errori o omissioni fatti nella fase di presentazione della domanda: per questo è bene controllare la correttezza dei dati inseriti nella stessa prima di inoltrarla (anche servendosi del supporto dei Patronati e/o di altri intermediari esperti), prestando particolare attenzione che il numero di giornate lavorate comunicate a Inps sia corretto. A volte può succedere infatti che non vengano caricate in maniera corretta le giornate di lavoro relative al biennio precedente. Ad esempio, possono riscontrarsi degli errori di invio da parte di molti intermediari, che nei primi tre mesi dell’anno non hanno applicato correttamente il sistema di dichiarazione delle giornate e che quindi risultano solo parzialmente. In altri casi, invece, nell’estratto conto Inps le giornate non spuntano anche per responsabilità legate all’azienda agricola che, per esempio, potrebbe non averle dichiarate per tempo.

Quando ciò accade Inps blocca la liquidazione dell’indennità, fino al momento in cui non gli vengano comunicate le giornate necessarie per l’ottenimento (almeno 102). Dei ritardi nel pagamento possono verificarsi anche quando Inps decide di procedere con dei controlli ispettivi presso i datori di lavoro a seguito di incongruenze e anomalie emerse: in questo caso, l’Istituto si prende del tempo ulteriore per verificare che chi ha fatto domanda presenti effettivamente i requisiti.

Pertanto, affinché si possa ottenere il pagamento nel periodo previsto (giugno/luglio) ed evitare un eventuale slittamento, è bene essere scrupolosi in fase di inoltro della domanda e controllare che tutti i dati inseriti, numero di giornate lavorate comprese, siano corretti. L’invito è quello di usare questi ultimi giorni (prima della scadenza del 15 aprile) per consultare gli elenchi nominativi annuali della propria zona così da contattare Inps per tempo nel caso si riscontrino scorrettezze o incongruenze.

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