Si è riunita mercoledì scorso l’Assemblea nazionale unitaria delle strutture e dei delegati Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs (Unione Italiana Lavoratori Turismo Commercio Servizi) del settore Vigilanza Privata e Servizi di Sicurezza. Al centro del tavolo, la drammatica situazione in cui versano più di 100 mila addetti alla vigilanza privata, il cui Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro è scaduto ormai da oltre 6 anni. L’Assemblea ha discusso sul problema anche alla luce della costituzione di una nuova associazione datoriale, la sesta, che va a frammentare ulteriormente la rappresentatività datoriale del settore. A lanciare l’allarme è il Manifesto, che nell’edizione di oggi esprime con queste parole tutta la sua preoccupazione:
“Il mancato adeguamento del salario dei lavoratori e delle lavoratrici costituisce un elemento di estrema gravità, oltre che per il tempo trascorso, soprattutto per l’andamento dell’inflazione che in questo periodo sta comportando una grande penalizzazione del potere d’acquisto dei redditi medio-bassi. Questo fattore si inserisce in un contesto già fortemente difficile per un’attività basata su contratti di appalto pubblici e privati, in cui la mancata definizione di norme adeguate per la tutela della professionalità e dell’occupazione espone migliaia di persone alla mera logica del massimo ribasso e della compressione delle tutele.”
Un comportamento inaccettabile – lo definisce il quotidiano di sinistra – soprattutto se riferito a lavoratori che garantiscono tutti i giorni la sicurezza dei cittadini, come è stato ampiamente dimostrato anche nel corso dell’emergenza sanitaria. Per questo motivo, l’unica soluzione sembra quella di intensificare le iniziative di mobilitazione, con l’auspicio che gli scioperi possano servire a “ripristinare la piena applicazione delle norme contrattuali e di legge ripetutamente violate in questi anni da parte delle aziende.”
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