“Aumentare gli stipendi all’inflazione reale: basta IPCA”. Parla il Segretario CISL

Dopo alcuni giorni di silenzio, anche perchè affetto da Covid, torna a farsi sentire il Segretario Generale della CISL Luigi Sbarra.

Intervistato dal quotidiano Il Mattino in edicola oggi interviene sull’emergenza carovita e perdita di potere d’acquisto dei salari dei lavoratori.

Sbarra è convinto che il primo intervento deve venire dal lato del Governo:

Innanzitutto deve alleggerire il carico fiscale sulle fasce medio-popolari, defiscalizzare i frutti della contrattazione, incrementare i sostegni contro il caro bollette, sbloccare gli investimenti. Pensiamo che il governo debba valutare anche uno scostamento di bilancio per investire molto di più di 5 miliardi previsti dal Def. Bisogna tenere in mente che gli aumenti dei prezzi graveranno entro dicembre almeno per 70 miliardi sui redditi della famiglie e sui bilanci delle imprese”.

Ma con l’intervento del Governo non finirebbero le misure per riportare equilibrio al mercato del lavoro. “Il patto della fabbrica firmato con Confindustria prevede aumenti legati all’Indice Ipca, che viene depurato dai costi dell’energia. E’ un accordo che può reggere ancora?, domanda il giornalista. Pronta la replica di Sbarra:

Sarebbe un errore accantonare gli accordi per rinnovare i contratti. Ma bisogna assicurare il recupero dell’inflazione reale andando oltre il ‘modello Ipca’, che non recepisce la componente energetica. L’adeguamento salariale dovrà avvenire durante la vigenza contrattuale, non dopo. Anche su questo vogliamo un accordo con le imprese. Tutto questo va affrontato dentro la diemnsione di un pattoche serve a costruire i contenuti che sceglieremo insieme”.

Dunque secondo la CISL qualcosa, ma non tutto, deve essere rivisto dagli accordi interconfederali: gli aumenti degli stipendi dovranno seguire le dinamiche dell’inflazione reale durante la vigenza contrattuale, entro il quadriennio di validità dei contratti e non dopo. Quindi ad essere abbandonato deve essere l’indica IPCA quale riferimento per adeguare gli stipendi. L’IPCA non garantisce un recupero pieno, secondo quanto osserva il sindacato, perchè è un indice inflattivo che non tiene conto degli incrementi dei beni energetici (gas, metano, benzina, ecc.) che oggi incidono particolarmente sul rialzo dei prezzi dei beni al consumo.

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