Il reddito di cittadinanza non gode di nessuna protezione dai rialzi dei prezzi, la rata mensile resta sempre la stessa (salvo gli adeguamenti annuali in base all’ISEE), così che il potere di acquisto delle famiglie si riduce.
E quanto sta accadendo in questi mesi di aumento dei tassi inflazionistici (a marzo +6,7%) che come sottolineato da TuttoLavoro24.it in un recente articolo, mettono a dura prova i percettori del reddito di cittadinanza la cui legge istitutiva del 2019 non prevede alcuna forma di aumento degli importi.
Il dibattito si è ufficialmente aperto, ne parla anche Il Sole 24 Ore in edicola oggi in un articolo firmato da Roberto Rossini, portavoce dell’Alleanza contro la povertà:
“Se ci limitiamo alle famiglie beneficiarie del reddito di cittadinanza, la situazione è ancora peggiore. Le famiglie che registrano il superamento della soglia del 10% sono finora circa un quarto del totale, assorbendo circa il 16% del sussidio monetario erogato dallo Stato. Ma con i rincari la quota di reddito assorbita dalla spesa energetica passerebbe dal 16% al 25 per cento. Il reddito di cittadinanza non si aggiusta aumaticamente in base all’inflazione, non si indicizza. Pertanto è evidente che le famiglie in condizioni di povertà dovranno pagare tutto l’aumento. Tutto ciò ci porta a dire che andrebbe introdotto – come per le pensioni – un meccanismo di adeguamento automatico o comunque si pone la necessità di una revisione dei conti per sostenere chi sta pagando più di altri questa tragedia”.
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