Stagionali, Federalberghi: no ad aumenti di stipendio per disincentivare il Reddito di cittadinanza

Sembra non aver fine la polemica intorno ai lavoratori stagionali introvabili che rifiuterebbero di lavorare presso le imprese del turismo per continuare a percepire il Reddito di cittadinanza. “Paradossalmente in questo momento è più difficile trovare dipendenti che clienti“, dichiara Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, associazione aderente a Confcommercio che rappresenta le imprese ricettive.

“Probabilmente – continua – succede perché lo stipendio base di un facchino e di una cameriera è simile al reddito di cittadinanza. Gli stipendi sono bassi e il reddito diventa per molti un alibi per non lavorare“.

E’ allarme carenza di personale dunque. Tra i principali motivi – ammette il Presidente di Federalberghi – c’è anche il basso “peso specifico” dell’offerta salariale, sostanzialmente simile al ”Reddito”, e quindi nel confronto salario/Rdc quest’ultimo la spunterebbe.

Ma se è vero che il Reddito di cittadinanza e stipendi delle basse qualifiche del turismo sostanzialmente si eguagliano, secondo Bocca questo non può essere usato a pretesto per alzare le retribuzioni: “uno stipendio di mille euro netti costa all’azienda 30 mila euro l’anno. La priorità è allora intervenire sul cuneo fiscale per dare più soldi in tasca ai dipendenti. Se per trovare un addetto devo alzare i salari, non devono farmi pagare più contributi. Considerando che le imprese devono affrontare anche l’aumento dei costi energetici, il costo del lavoro deve essere sostenibile“.

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