Aiuti alle imprese solo se aumentano gli stipendi. Ministro Orlando messo all’angolo

ROMA – Erano giorni che il Ministro del Lavoro Andrea Orlando proponeva di subordinare l’erogazione di nuovi aiuti alle imprese all’impegno ad aumentare i salari rinnovando i contratti collettivi. Lo aveva proposto a ‘mezza voce’ durante un tavolo con le parti sociali giorni fa, per poi ritornare sull’argomento lo scorso weekend durante l’Assemblea del partito Articolo 1, a cui ha preso parte come ospite.

Ma la proposta ha sollevato immediatamente un’alzata di scudi da parte del mondo delle imprese, con Il Sole 24 Ore che in prima pagina titola “Le imprese: no al ricatto del ministro”.

Nell’articolo, a proposito delle reazioni del mondo delle imprese si legge:

“levata di scudi delle imprese alla proposta del ministro del Lavoro, Andrea Orlando, di realizzare un accordo tra governo e parti sociali che subordini un intervento a favore delle aziende al rinnovo e all’adeguamento dei contratti, e quindi all’incremento dei salari. “In una fase estremamente critica per l’industria lombarda e italiana generata dall’aumento dei costi delle materie prime, dalle speculazioni sui prezzi dell’energia, dalle sanzioni che indirettamente impongono sacrifici e difficoltà nell’approvvigionamento anche alle nostre imprese e da un contesto internazionale di instabilità, vincolare gli aiuti economici al rinnovo dei contratti è per Confindustria Lombardia irricevibile – incalza il presidente di Confindustria Lombardia Francesco Buzzella – . Questa impostazione da ‘premialità sociale’, oltre a non considerare che le criticità colpiscono trasversalmente tutte le imprese, ignora completamente la realtà del mondo produttivo che vede a rischio chiusura il 30% delle imprese a causa dell’insostenibilità die costi di produzione. Le imprese, ovviamente, condividono la necessità di un aumento dei salari per sostenere le famiglie e i lavoratori in questo momento di forte difficoltà, oltre che per far fronte alla crescente inflazione; la via per l’aumento dei salari, come ribadito più volte da Confindustria, è il taglio delle tasse attraverso un intervento strutturale finalmente incisivo sul cuneo fiscale”.

Insomma la proposta del Ministro PD è stata bocciata sul nascere. Per le imprese i salari vanno aumentati “senza ricatti”, innanzitutto puntando alla riduzione del prelievo fiscale e contributivo sulle buste paga, in modo da far salire lo stipendio netto dei lavoratori.

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