Pochi miliardi a disposizione per una ampia platea di lavoratori da coprire e così le misure che il Governo si appresta a varare rischiano, in un modo o nell’altro, essere “elemosina di Stato”. Ne è convinta Confindustria, che spinge perchè il recupero del potere di acquisto dei salari sia a carico della fiscalità generale. Né sono convinti i sindacati.
D’altronde le proposte da mettere in campo con il decreto che dovrebbe essere approvato il 2 maggio, che filtrano dagli ambienti governativi, sono di scarsa portata.
Si parla di una riduzione del cuneo fiscale in modo da far (leggermente) salire il netto in busta paga dei lavoratori dipendenti oppure un bonus una tantum di 200 euro, che potrebbe dovere essere restituito allo Stato.
Ecco quanto scrive in proposito il quotidiano Il Messaggero nella versione del 1° maggio:
”le alternative esaminate sono diverse. Si va da un innalzamento della decontribuzione dello 0,8% introdotta con l’ultima manovra, fino a un bonus fisso di 200 euro una tantum in busta paga per chi ha redditi fino a 35 mila euro. Non è nemmeno escluso che si possa optare per un bonus “una tantum” da riassorbire una volta che la fiammata inflazionistica si sarà placata. Il nodo però restano le risorse. Per questo sgravio erano inizialmente stati stanziati 800 milioni. Il che comporterebbe un aiuto di pochi euro al mese. Sarebbe controproducente. La decontribuzione, per avere qualche effetto concreto ha bisogno di molte più risorse. Confindustria ha chiesto uno stanziamento di 16 miliardi. Troppi di questi tempi. Per i giovani di Confindustria, anche uno stanziamento di 1,5 miliardi sarebbe una ‘elemosina di Stato’ alla quale hanno detto no. Anche i sindacati sono freddi. Decidere una misura come il taglio del cuneo fiscale senza averli convocati per avviere quel tavolo che dovrebbe portare a quel patto sociale chiesto dallo stesso Draghi, sarebbe un passo falso. Probabile insomma che il governo orienti le risorse disponibili direttamente sul bonus per le bollette, rimandando il taglio del cuneo a valle di un confronto con le parti sociali”.
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