Rinnovato il contratto collettivo nazionale di lavoro dei lavoratori Agricoli. Aumenti in arrivo dunque per i lavoratori a tempo indeterminato e braccianti stagionali. Si tratta di un aumento salariale del 4,8% che incide sui minimi contrattuali ai quali dovranno essere aggiunti gli aumenti che deriveranno dalla contrattazione collettiva provinciale nei prossimi mesi.
E se la contrattazione collettiva provinciale non dovesse giungere i tempi brevi? E se i contratti di lavoro a livello provinciale non dovessero arrivare a conclusione in tempi ragionevoli. La risposta arriva dal Segretario Generale della FAI-CISL Onofrio Rota, uno dei sindacati firmatari dell’accordo di rinnovo degli agricoli, che su Il Sole 24 Ore di oggi dichiara:
“per definire questi aumenti le parti hanno preso come riferimento l’ultima previsione Ipca, ma hanno comunque stabilito di incontrarsi a settembre 2023 per verificare l’inflazione reale del biennio e rivalutare l’adeguamento economico. A questo si aggiunga anche che nella contrattazione agricola vi sono “due livelli di contrattazione, quella nazionale e quella provinciale e che per province che non hanno rinnovato i contratti è previsto un aumento sui minimi di area dell’8% che eviterà futuri ritardi dei rinnovi”.
Dunque qualora non intervenga la contrattazione collettiva provinciale a stabilire nuovi aumenti salariali, interverrà in automatico per i lavoratori un aumento dell’8% in busta paga. Si tratta di un modo per stimolare imprese e sindacati a chiudere gli accordi a livello locale come previsto dalle regole del modello contrattuale.
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