Buste paghe più pesanti a giugno prossimo per i dipendenti dei Ministeri. A riportare la notizia è l’edizione on-line de Il Giornale che parla di un intervento che interesserà circa 141 mila impiegati.
Si parla di “maxi stipendi” derivanti da quanto stabilito dal rinnovo del CCNL Funzioni centrali del pubblico impiego che comprende anche i Ministeri.
E sono proprio loro a raccogliere i frutti più sostanziosi di questa tornata contrattuale, triennio 2019-2021, che arrivando in ritardo – nel 2022 appunto – porterà somme che vanno “dai 1.680 euro lordi per un operatore della prima area, fino ai 2.545 euro per coloro che lavorano nella terza area”.
Nel contratto, oltre agli aumenti aumenti sui minimi tabellari da 63 a 117 euro lordi mensili e i relativi arretrati, ci sarà anche un adeguamento delle indennità di amministrazione, riconosciuta a coloro che lavorano nei ministeri, nonché arretrati proprio su questa indennità. Si tratta di un emolumento che ha un ‘peso’ importante in tutto il rinnovo, vero è che un Dpcm firmato da Mario Draghi ha stanziato in proposito 170 milioni di euro.
Il maggior beneficio, secondo quanto scrive il Messaggero, andrà ai dipendenti funzionari del ministero dell’Istruzione, il ministero dell’Università, il ministero per le Politiche agricole, il ministero degli Affari esteri e il ministero della Salute. Aumenti che si affiancano a quelli previsti per i dipendenti di Palazzo Chigi.
“Facendo un esempio, – si legge – se prendiamo gli arretrati del contratto, circa 2.545 euro lordi, e li andiamo a sommare alla nuova indennità di amministrazione, pari a circa 3.974 euro lordi, si raggiunge l’altisonante cifra di 6.519 euro lordi di arretrati. A ciò si possono aggiungere altri 300 euro lordi al mese circa per altri aumenti e nuove indennità inserite nella busta paga”.
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