Guerra Ucraina, partono i primi licenziamenti: fuori in 10mila e stop alle assunzioni

Dopo 100 giorni di Guerra in Ucraina e crisi energetica con i rapporti commerciali con la Russia ai minimi storici partono le prime azioni aziendali volte a ridimensionare gli organici. La previsione è di una calo dei consumi nei prossimi mesi, che va gestito in anticipo con la sospensione delle assunzioni e l’avvio delle prime procedure di licenziamento.

E’ questa la linea della casa automobilistica Tesla, che in Europa ha sede in Germania. Ne parla il quotidiano il manifesto in edicola oggi:

“Diecimila dipendenti da licenziare. È il piano industriale del padrone di Tesla svelato dalla Reuters che ha pubblicato la sua mail inviata giovedì ai dirigenti di tutto il mondo. Parola d’ordine di Elon Musk: «Ridurre il personale del 10% e sospendere tutte le nuove assunzioni». Al momento Tesla, che ha fabbriche in Cina, Usa e Germania, impiega 99.290 dipendenti.

Motivo: l’amministratore delegato ha «una pessima sensazione» di ciò che sarà il mercato globale dopo la guerra in Ucraina. Tanto è bastato per imporre il maxi-taglio della forza-lavoro, e ieri anche a far precipitare di oltre il 3,5% il titolo Tesla a Wall Street.

Un’altra mail da paura di Musk, la seconda dopo quella spedita martedì scorso con cui obbligava i lavoratori di trascorrere almeno 40 ore settimanali in ufficio con l’ultimatum: «Chi non si presenta verrà considerato dimissionario» – aggiunge il manifesto alludendo allo stop di Tesla allo smart working – . Minaccia inaccettabile per Ig-Metall, sindacato che in Germania difende i diritti (anche) dei 5.000 metalmeccanici attualmente impiegati nella “Gigafactory-Europe” che Musk ha appena costruito a Grünheide, nel Brandeburgo, a pochi chilometri dalla capitale tedesca. Dalla sede di Ig-Metall di Berlino-Brandeburgo fanno sapere che sul punto non mollano: «Qualunque dipendente Tesla che non rispetterà l’ultimatum di Musk avrà fin da subito le spalle ben coperte dal sindacato» assicura la responsabile Birgit Dietze”.

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