Pensione a 64 anni con taglio fino al 18%: Draghi ci punta

Mentre sembra tramontare l’ipotesi di una conferma dell’opzione Quota 102, che il Governo Draghi ha finanziato per il solo 2022, ci si interroga su quale sarà il futuro delle pensioni a partire dal 2023. Certo è che per evitare il ritorno drastico alla Legge Fornero, occorrerà trovare una soluzione alternativa.

Il Governo ci pensa e ha già messo i tecnici a lavoro. Lo svela Il Sole 24 Ore del 3 giugno 2022:

“Il paletto fissato con chiarezza da Mario Draghi già alla fine dello scorso anno per vincolare al metodo di calcolo contributivo qualsiasi nuovo intervento mirato a consentire le uscite prima della soglia di vecchiaia sembra però restringere di molto il campo delle opzioni utilizzabili. E tra queste ci sarebbe quella di rendere accessibile a tutti il canale d’uscita con almeno 64 anni d’età e 20 di contribuzione, oggi di fatto consentito solo a chi è totalmente ”contributivo”. Dalle simulazioni tecniche effettuate nei mesi scorsi, che hanno fatto capolino al tavolo governo-sindacati, emerge che con il ricalcolo contributivo la riduzione dell’assegno dei lavoratori in regime “misto” (mix di contributivo e retributivo per coloro che al 31 dicembre 1995 non erano in possesso di più di 18 anni di versamenti) oscillerebbe sostanzialmente tra il 10 e il 18%.

Ma il picco di una riduzione del 18,6% del trattamento, vincolando al “contributivo” l’uscita a 64 anni, riguarderebbe un numero limitato di lavoratori in possesso fino a 17 anni di anni di versamenti al momento ”agganciati” al retributivo. Molto più ampia invece sarebbe la fetta di soggetti con una quota di contribuzione fino a sei anni riconducibile al ”retributivo” per i quali scatterebbe una riduzione dell’assegno non superiore al 10%”.

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