Non basta l’accordo politico sulle concessioni balnerari nel Ddl Concorrenza per risolvere i problemi dei gestori delle spiagge italiane. Per poter aprire, gli stabilimenti hanno bisogno di un bagnino ogni 100 metri di arenile. e quelli che mancano in Italia almeno 3 o 4mila bagnini.
A denunciarlo è il sindacato balneari di Confcommercio, attraverso le pagine del quotidiano Il Messaggero del 6 giugno 2022.
In assenza dei “bay-watch” gli stabilimenti fanno come possono. In Campania, ad esempio, spiega il Sib, “mancano 2.500 bagnini su circa 1.200 stabilimenti” e “nelle aziende a gestione familiare – spiega a Il Messaggero Mario Morra del Bagno Elena a Posillipo – si cerca di rimediare mettendo al lavoro un parente”.
Dalla Campagnia al Lazio, il problema è lo stesso. Secondo Gianluca Di Lorenzo, responsabile della cooperativa “Blue Work Service” che gestisce il servizio sulle spiagge tra i comuni di Latina, Sabaudia e San Felice Circeo, “i ragazzi non hanno più voglia di fare questo lavoro”. La discussione continua e i problemi che emergono sono altri (potremmo dire “sempre gli stessi”), quelli economici: “molti abitano lontano dalle località di mare e chiedono vitto e alloggio: per noi è impossibile sostenere costi così elevati”.
Due anni di Covid hanno cambiato la “geografia economica” di questi lavoratori. Il problema, come spiega la presidente nazionale di Federturismo Confindustria, Marina Lalli, è che “con la pandemia, molti addetti del settore hanno dovuto cercare un impiego altrove, per avere maggiore stabilità”, lasciando così il turismo e i suoi lavoratori soprattutto stagionali.
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