Aumenti retributivi: IPCA al 4,7% nel 2022, ecco cosa cambia [DOCUMENTO]

Il 7 giugno 2022 l’ISTAT ha divulgato i nuovi dati dell’indice IPCA, l’indice dei prezzi al consumo armonizzato in ambito europeo, depurato dalla dinamica dei prezzi dei beni energetici importati. L’IPCA è il cd. indice dei contratti, quello che guida le trattative per i rinnovi dei contratti collettivi nazionali di lavoro che firmano le parti sociali.

Secondo la nuova rilevazione l’indice dei prezzi è in salita a causa della fiammata inflazionistica e stima un aumento dei costi per i prossimi quattro anni, che rompe direttamente col passato, pari a:

  • 4,7% nel 2022
  • 2,6% nel 2023
  • 1,7% nel 2024
  • 1,7% nel 2025.

L’ISTAT ha anche corretto i dati relativi agli anni precedenti (2018-2021) che risultano, secondo il valore effettivo, cioè l’IPCA effettivamente realizzato, essere pertanto i seguenti:

  • 0,8% nel 2018,
  • 0,7% nel 2019,
  • 0,5% nel 2020,
  • 0,8% nel 2021.

Per consultare il documento ufficiale IPCA clicca qui.

Col nuovo indice IPCA i lavoratori riceveranno aumenti economici in linea con queste percentuali? Non è proprio così. Ogni contratto collettivo di settore ha trovato delle modalità di adeguamento dei minimi retributivi all’inflazione (alcuni contratti erogano gli aumenti senza verifica successiva, altri invece erogano l’IPCA e poi fanno i conguagli sugli indici realizzati). Quel che è certo è che i contratti collettivi che andranno a rinnovo nelle prossime settimane/mesi non potranno non tener conto di questo dato inflattivo, a partire dal CCNL Commercio Servizi Terziario scaduto il 31 dicembre 2019.

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