Prima la pandemia, poi la guerra in Ucraina, ora la siccità: come sta l’agricoltura italiana? Ce lo dice il 7° Censimento generale dell’Agricoltura, condotto da gennaio a luglio 2021 e i cui dati sono stati resi noti lo scorso 28 gennaio.
Basata su un campione di 1,7 milioni di aziende agricole, l’indagine fotografa un Paese che ha resistito abbastanza bene alle ripercussioni che la crisi sanitaria ha avuto sul settore agricolo e che ha saputo diversificare l’offerta. Nuove attività ma anche nuovi lavoratori, provenienti dal contesto extra-familiare. Sono sempre più diffuse, infatti, le aziende agricole che si avvalgono di manodopera salariata: nel 2020 si registra un aumento del 22,8% della manodopera non familiare rispetto al 2010.
L’indagine fa una mappatura anche al riguardo, inquadrando le regioni con più giornate di lavoro agricolo (considerando giornate di lavoro da 8 ore). L’Italia fotografata è quella che emerge dalla seguente immagine:
In generale, al nord si lavora di più in termini di giornate lavorate. Il motivo sarebbe da riscontrare nelle minori dimensioni medie in termini di SAU (Superficie Agricola Utilizzata) delle aziende agricole in questa ripartizione rispetto alle altre. Dell’Italia del Mezzogiorno fa eccezione la Sardegna, mentre nel Settentrione a essere controcorrente è la provincia autonoma di Trento.
Guardando la cartina e in base al colore delle singole regioni, siamo anche in grado di stilare una top 4:
Questa elencazione non vuole essere una classifica, bensì una lista: tutte e 4 le regioni, infatti, contano una media che va da 114 a 148 giornate annue dedicate al lavoro agricolo. Seguono Liguria, Toscana, Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia e la provincia autonoma di Bolzano con una media di 81-113 giornate annue lavorate.
Conoscere quali siano le regioni che contano più ore di lavoro agricolo non serve solo a soddisfare la curiosità dei lettori. È utile anche per tutti quei braccianti costretti per lavoro a spostarsi da una regione all’altra.
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