Senza la fiducia a Draghi saltano le misure di aiuto di fine luglio che il Governo si appresta a varare a favore di pensionati, lavoratori dipendenti e famiglie. E’ questo, in sintesi, il messaggio mandato ieri, ai parlamentari e all’Italia, dal presidente del Consiglio Mario Draghi durante il suo intervento al Senato.
L’obiettivo di breve termine, cioè il Decreto in arrivo, rischia di essere compromesso, se la fiducia sul Governo dovesse venir meno. Questo dice Draghi. La cronaca di Palazzo Madama della giornata di ieri racconta di un Esecutivo che ha ottenuto la fiducia ma con appena 95 voti favorevoli su 133 votanti, 38 i contrari. Una maggioranza risicata perchè oltre ai “ribelli” M5S, a votare contro si sono aggiunti anche Lega e Forza Italia, perchè contrari alla proposta di Draghi di confermare il ”patto del febbraio 2021”, che include i 5stelle.
Insomma l’attuale Governo in carica ha i giorni contati. Ma sapremo solo più avanti se si andrà alle elezioni o ci sarà un Draghi bis.
Nel frattempo – si diceva – sono a rischio le misure sociali. Ma quali?
Ci sarà un nuovo Bonus 200 euro nel Decreto di fine luglio? E gli aumenti di stipendio promessi da Draghi già dalla scorsa settimana?
Per rispondere a queste domande occorre monitorare costantemente la situazione politica che in queste ore è in continua evoluzione. Tuttavia, se dovessimo dar per certo il Decreto, come suggeriva qualche giorno fa il Ministro del Lavoro Andrea Orlando, le misure non possono che essere quelle annunciate ”per titoli” dallo stesso Mario Draghi ieri.
“Ridurre il carico fiscale sui lavoratori, a partire dai salari più bassi, è un obiettivo di medio termine – ha detto l’ex presidente BCE mentre guardava ai banchi dei senatori di centro-sinistra – . Questo è un punto su cui concordano sindacati e imprenditori. Con la scorsa legge di bilancio abbiamo adottato un primo e temporaneo intervento. Dobbiamo aggiungerne un altro in tempi brevi, nei limiti consentiti dalle nostre disponibilità finanziarie”. Tradotto: aumentiamo il netto in busta paga dei lavoratori col Decreto di fine luglio, tagliando le tasse sul lavoro, ma è solo un intervento temporaneo da qui a fine 2022.
Ma gli aumenti degli stipendi e il recupero del potere di acquisto dei lavoratori passano anche per il rinnovo dei contratti collettivi nazionali di lavoro. Da qui al nuova stoccata di Draghi alle parti sociali del Commercio e dei Servizi a rinnovare i contratti collettivi di settore scaduti da troppo tempo
“Occorre anche spingere il rinnovo dei contratti collettivi. Molti, tra cui quelli del commercio e dei servizi, sono scaduti da troppi anni. La contrattazione collettiva è uno dei punti di forza del nostro modello industriale, per l’estensione e la qualità delle tutele, ma non raggiunge ancora tutti i lavoratori”.
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