Taglio IVA? Governo illude: prezzi non scenderanno, vantaggi solo per commercianti

L’idea di prorogare il Bonus 200 euro anche per un altro mese è durata quanto un gatto in tangenziale. Al suo posto un aumento del netto in busta paga (in questo modo). Si lavora anche per tagliare l’IVA sui beni di prima necessità, opzione che piace molto al Partito di Matteo Salvini e richiesta anche da Confcommercio nell’incontro di ieri con il Governo.

Tuttavia, il taglio dell’IVA su beni di largo consumo rischia di diventare uno specchietto per le allodole. Perché il pane, la pasta, il latte, gli ortaggi ecc. hanno già l’IVA al minimo, ossia al 4%, e un taglio netto dell’imposta potrebbe non giovare in alcun modo ai consumatori. Non tanto perché si tratterebbe di cifre irrisorie, quanto perché effettivamente potrebbe non esserci alcuna riduzione sul prezzo finale.

Taglio dell’IVA ok, ma perché i prezzi non scendono?

I piccoli commercianti da anni sono schiacciati dalla strozzatura dei mercati e per rientrare nei costi dovrebbero vendere i propri prodotti a prezzi ben più alti rispetto a quelli di listino. Con il taglio dell’IVA si paventa quindi il rischio che il prezzo finale del prodotto rimanga uguale, con il commerciante che non abbassa i prezzi ma trattiene per sé quello che prima versava allo Stato sotto forma di IVA.

Per fare un esempio, il pane che oggi costa 1 euro, con il taglio dell’IVA del 4% dovrebbe essere venduto a 0,96 centesimi. Tuttavia, il commerciante potrebbe comunque decidere di mantenere lo stesso prezzo, tenendo per sé quei 4 centesimi in più che finora versa allo Stato sotto forma di IVA. In questo modo, il beneficio sarebbe esclusivamente per i commercianti, senza che i consumatori finali possano accorgersi dei reali effetti dell’azzeramento dell’IVA.

Pensiamo poi a tutte quelle situazioni in cui a dettare il prezzo è la grande distribuzione. È il caso, per esempio, di tutti quei produttori che riforniscono i supermercati e che devono sottostare ai prezzi imposti loro dai grandi rivenditori, senza alcun margine di manovra.

TuttoLavoro24.it ha sentito alcuni commercianti e il rischio paventato potrebbe effettivamente concretizzarsi. L’80% di loro ha infatti dichiarato che non ha intenzione di abbassare il prezzo finale dei prodotti, proprio a causa della compressione dei margini di guadagno dovuta anche al caro energia che li ha costretti a produrre a costi maggiori. Inoltre, cambiare tutti i prezzi di listino per pochi mesi è un’operazione ritenuta troppo rischiosa.

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