“Un mese di Stipendio in più ai lavoratori”: solo per redditi fino a 15.000 euro?

In campagna elettorale le promesse di migliorare le condizioni di vita dei lavoratori sono tra le più gettonate dai partiti politici. E così, anche in questa tornata elettorale che porta al voto del 25 settembre non mancano proposte che puntano a portare all’insù gli stipendi dei lavoratori. Tema molto ”di moda” in questa estate visto l’impennata dei prezzi, specie di quelli energetici.

A conquistarsi la scena con la proposta di far arrivare ai lavoratori uno stipendio in più in busta paga, una sorta di 14a o 15a mensilità, è il Partito Democratico che si candida a governare il Paese.

Ne parla il quotidiano Il Messaggero in edicola oggi:

“Un mese di stipendio in più» è lo slogan scelto dal Partito democratico per illustrare la propria proposta di riduzione del cuneo fiscale sul lavoro dipendente. Più precisamente l’idea è tagliare in modo permanente i contributi previdenziali che pesano sulla retribuzione lorda dei lavoratori, realizzando per questa via un aumento del netto in busta paga. La scelta di agire sui contributi piuttosto che sulle aliquote Irpef deriva dal fatto che i dipendenti con reddito più basso pagano già un’imposta molto ridotta (o nulla) e dunque non avrebbero “spazio” per avvantaggiarsi ulteriormente. Naturalmente lo Stato dovrebbe garantire figurativamente i contributi non versati dal lavoratore, per evitare una riduzione della sua pensione futura. Quanto costerebbe alle casse dello Stato la mensilità in più? Una proposta abbastanza analoga del Centro Studi Confindustria ipotizza un taglio di 5,24 punti di cui 3,49 a beneficio del lavoratore e 1,75 del datore di lavoro. Questo schema vale circa 16 miliardi; la sola parte che va a beneficio del lavoratore inciderebbe sul bilancio dello Stato per 10,7 miliardi”.

Dunque la proposta del partito guidato dall’ex premier Enrico Letta, è di tagliare i contributi che gravano sul lavoro dipendente non solo per coloro che godono già dei benefici fiscali, vale a dire i dipendenti che hanno un reddito fino a 15.000 euro annui e accedono al trattamento integrativo di 100 euro (ex Bonus Renzi), ma anche per i chi rientra in una fascia di reddito di più alta. La soglia al momento non è nota ma l’idea di Confindustria, a cui la proposta PD si ispira, avrebbe dovuto portare benefici (quindi la nuova mensilità supplementare) per chi ha un reddito fino a 35.000 euro.

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