Pensioni: “Quota 41 della Lega è una bufala, ecco perchè e chi penalizza”

Se il nuovo Governo che uscirà fuori dal risultato elettorale del 25 settembre prossimo non riuscirà a rinviare nuovamente il ritorno alla legge Fornero con un intervento con la prossima legge di Stabilità, dal 1° Gennaio 2023 si andrà in pensione con i requisiti rigidi: 67 anni di età anagrafica, con possibilità di anticipo in caso con almeno 42 anni e 10 mesi di contributi versati per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, indipendentemente dall’età.

La Lega guidata da Matteo Salvini, tuttavia non molla, e in campagna elettorale sta promettendo – dopo aver spinto per Quota 100 nel 2018 – la proposta di Quota 41. Uscita flessibile e possibile per chi ha 41 anni di contributi versati.

Secondo l’edizione odierna del quotidiano il manifesto in edicola, si tratta di una proposta che, oltre ad essere iniqua, è destinata essere un flop:

Come sempre le proposte della Lega dimenticano completamente giovani e precari, escludendo la pensione contributiva di garanzia che permetterebbe loro il riconoscimento dei periodi di lavoro intermittente, garantendo un assegno dignitoso (intorno ai mille euro) a 65 anni con 40 anni di attività, come nella proposta dell’economista Michele Raitano”.

Secondo il quotidiano diretto da Norma Rangeri “In realtà la proposta della Lega favorirebbe nuovamente le stesse categorie che hanno scelto Quota 100: dipendenti pubblici in primis che hanno continuità contributiva e carriere lineari. Non certo le categorie ad oggi più svantaggiate in termini previdenziali: le donne – che pagano la discontinuità dovuta al lavoro di cura di figli e genitori anziani – e precari – con pochi e discontinui contributi – che vedono il traguardo di 41 anni lontanissimo”.

Ma il problema principale resterebbe la copertura finanziaria dell’operazione anche se dalla Lega assicurano che «non ci sarà alcun problema di sostenibilità». I soldi infatti deriverebbero da quanto risparmiato, perchè non utilizzato, nel periodo in cui era in vigore Quota 100 (2019-2021): 7 miliardi di euro risparmiati, conclude il manifesto, che “in buona parte [sono] già utilizzati per altri capitoli o per ridurre il debito pubblico”

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