Salario minimo sì, salario minimo no. Se da una parte il Movimento 5 Stelle punta a intestarsi la battaglia per l’introduzione di una legge che stabilisca una retribuzione minima di legge, a valere per tutti i settori, dall’altra c’è chi come Fratelli d’Italia e tutto il Centro-Destra, questa riforma non la vede bene. E punta tutto sul taglio delle tasse in modo da far salire la retribuzione netta dei lavoratori.
E’ questa la ricetta per dare risposta alla questione sociale dei bassi salari, ancor più erosi dal rialzo dei prezzi al consumo. Ne parla il quotidiano Il Mattino in edicola oggi:
“Ospite di Radio 24, la leader di Fratelli d’Italia, ha spiegato altri dettagli del programma economico del suo partito. A partire dalla questione del salario minimo definita, senza mezzi termini, «uno specchietto per le allodole». L’Unione europea, ha spiegato la Meloni, «ha trattato l’Italia come una nazione di riferimento perché la gran parte dei lavoratori è coperta da contratti nazionali e mediamente hanno un salario minimo». Meglio, insomma, seguire un’altra strada. «Per aumentare i salari», è la linea, «bisogna agire sul cuneo fiscale tagliare le tasse sul lavoro». Una stoccata arriva anche al taglio da cinque a quattro delle aliquote Irpef deciso lo scorso anno dal governo guidato da Mario Draghi. Una scelta che la Meloni ha detto di «non condividere», perché ha spalmato 8 miliardi con un impatto nella vita dei singoli definito minimale. «Noi», ha spiegato la Meloni, «avevamo suggerito di mettere tutto sul cuneo fiscale, tra l’altro lato lavoratore». Come proposto, ha ricordato la leader di Fratelli d’Italia, da Confindustria”.
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