Il rinnovo del contratto collettivo del comparto scuola è fermo da anni. Insegnanti e personale Ata attendono il rinnovo di un contratto ormai fermo dalla fine del 2018.
A luglio scorso sembrava che la trattativa con i sindacati potesse arrivare ad una svolta e ad una prima elargizione economica ma la scelta dei sindacati di rifiutare la proposta di un “accordo ponte” da firmare per agosto che avrebbe dato il via libera quantomeno all’erogazione degli arretrati e a un aumento in busta paga, rischia di dilatare ulteriormente le attese delle centinaia di migliaia di docenti e personale Ata. Non riceveranno niente, dunque, con la busta paga di agosto 2022 né appare all’orizzonte una soluzione per settembre.
Quale saranno gli importi degli Arretrati che saranno erogati ai lavoratori della scuola una volta che sarà rinnovato il ccnl è difficile dirlo. Sta di fatto che al momento è nota la posizione netta dei sindacati: 300 euro lordi di aumento e la chiusura del periodo di vacanza contrattuale con arretrati che vanno tra i 1.500 e i 3.000 euro.
La situazione nel mondo dell’Istruzione è tragica. Mentre in campagna elettorale quasi tutti i partiti politici promettono di allineare gli stipendi del personale scolastico a quelli europei, guardando con interesse al modello francese e tedesco, in Italia la realtà continua a essere un’altra in oltre dieci anni i lavoratori hanno beneficiato di un aumento in busta paga di soli 50 euro lordi. E l’ultima proposta giunta dal Ministero attraverso l’ARAN per il rinnovo del contratto, era di un aumento di 102-123 euro lordi per i docenti e di 88 euro per gli Ata, ma solo per sbloccare il periodo contrattuale 2019-2021.
Quando arriverà il rinnovo? A settembre riprenderà la trattativa, ma certo il mese elettorale – il 25 settembre infatti si va al voto – non è certo il periodo migliore per sperare di arrivare al rinnovo con un Governo debole in quanto in via di uscita. Quindi salvo colpi di scena è probabile che si entri nel vivo del negoziato ad autunno inoltrato, quando sarà definito il nuovo Governo – quello che uscirà fuori dal risultato elettorale – che dovrà lavorare alla prossima Legge di Bilancio, fondamentale per lo stanziamento delle risorse anche per il personale scolastico.
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