Metalmeccanica, ecco le aziende a rischio chiusura per Caro Energia: i dati dell’indagine

Industria metalmeccanica, a giugno la produzione è diminuita del 3,2% rispetto a maggio, anche se rimangono stabili le esportazioni, seppur in rallentamento. Solo il 27% delle imprese si dichiara soddisfatto del proprio portafoglio ordini.

Questi sono solo alcuni degli aspetti emersi dalla 163esima indagine congiunturale di Federmeccanica, presentata a Roma il 15 settembre. Decisamente sentito l’aumento dei costi di produzione causato dai rincari delle materie prime e dell’energia: il 52% delle aziende ha dovuto riorganizzare la propria attività, 2 imprese su 10 hanno dovuto ridurre gli investimenti e il 7% è addirittura a rischio interruzione del lavoro.

Le prospettive non sono dunque incoraggianti. Ne dà conferma, preoccupato, il Vice Presidente Federmeccanica Diego Andreis:

“Stiamo vedendo arrivare un vero e proprio tsunami che ha già incominciato a toccare le nostre imprese in maniera molto pesante e il peggio è ancora a venire se non si interverrà in modo forte e deciso. I dati parlano chiaro e sono ancora provvisori perché relativi ai primi sei mesi dell’anno. Ci sono aziende che a queste condizioni non ce la faranno, altre che si sono già organizzate per sospendere la produzione e ci si chiede quante di queste ritroveranno la domanda persa, soprattutto in un contesto, quello energetico, che sta colpendo così duramente solo l’Europa con l’Italia al centro.

Metalmeccanica, quali comparti crescono?

Tuttavia, alcuni comparti dell’industria metalmeccanica sorridono più di altri. La produzione di computer, radio TV, strumenti medicali e di precisione è cresciuta sensibilmente (+7,4%), così come quella di macchine e apparecchi meccanici (+2,5%) e degli altri mezzi di trasporto (+1,4%).

Al contrario, sono diminuite le attività della metallurgia (-3,6%), le fabbricazioni di autoveicoli e rimorchi (-3,0%), di macchine e apparecchi elettrici (-2,5%) e di prodotti in metallo (-2,4%).

Occupazione Metalmeccanici: nuove figure e CIG

Sul piano dell’occupazione, le cose non vanno meglio: nonostante prevalgano le imprese orientate ad assumere (21%) rispetto a quelle che prevedono tagli di personale (11%), nel secondo trimestre il 71% delle imprese ha dichiarato di avere difficoltà nel reperire manodopera specializzata per lo svolgimento dell’attività aziendale.

Per il 46,1% del campione le competenze difficili da reperire sono quelle tecniche di base/tradizionali, mentre quelle tecnologiche avanzate/digitali e quelle trasversali (ad esempio la capacità di risolvere problemi, prendere decisioni, lavorare in gruppo, comunicazione e autonomia) sono state segnalate dal 22% degli imprenditori.

Diminuite del 68,5% le ore di cassa integrazione. Rispetto al 2020 (o al 2021), infatti, non sono più da considerare le ore di cassa integrazione covid. Questi i numeri emersi dall’indagine: